Finanziamento pubblico Grillini in rivolta

Giù il tetto delle donazioni dei privati, da 300mila a 100mila euro. Niente più agevolazioni per le scuole. E soprattutto, sì al pagamento dell'Imu per le sedi di partito.
Altro che tempi delle vacche grasse, che negli ultimi 20 anni hanno portato nelle tasche bulimiche della macchina politica ben 2,7 miliardi di rimborsi tra elezioni Politiche, Europee e Regionali. Il decreto sul finanziamento pubblico approvato a maggioranza ieri dalla commissione Affari costituzionali del Senato presenta varie novità rispetto al testo licenziato dal Consiglio dei ministri, testo che va convertito in legge in fretta visto che scade il prossimo 26 febbraio. Resta aperto un nodo cruciale, quello dei tempi dell'abolizione del finanziamento, che attualmente ammonta a 91 milioni di euro. Sono stati infatti respinti gli emendamenti del M5S, che chiedevano di partire subito, e dunque resta una diminuzione del finanziamento diluita in tre anni (meno 25%, meno 50% e meno 75%), in modo da entrare a regime con la donazione volontaria del 2 per mille nel 2017. La palla adesso passa alla commissione Bilancio del Senato. L'obiettivo è approdare in Aula martedì 11 febbraio, e completare l'iter entro fine mese.
Il passaggio in commissione Affari costituzionali ha lasciato il segno. Quella che forse è la principale novità, l'obbligo del pagamento dell'Imu sulle sedi di partito, porta la firma del Nuovo centrodestra. Con un emendamento, approvato a maggioranza, è stata abolita l'esenzione dal pagamento della tassa sulla casa. Altra novità importante, e dolorosa per i bilanci dei partiti, è il tetto di 100mila euro per le donazioni dei privati. «Un buon punto di equilibrio», chiosa la senatrice Pd Isabella De Monte, ricordando che il decreto fissava un tetto di 300mila euro e che i vari emendamenti oscillavano tra i 500mila euro proposti da Forza Italia e i 10mila invece chiesti dai Cinque stelle.
Nessun cambiamento rispetto al decreto del governo, invece, per quanto riguarda i tempi. La previsione di un calo progressivo in tre anni, - in modo da entrare a regime con la donazione del 2 per mille nel 2017 tagliando drasticamente i fondi ma salvando, al tempo stesso, i bilanci dei partiti - non è stata modificata.

Protestano i grillini, che chiedevano non solo lo stop immediato ma pure la restituzione dei finanziamenti pubblici percepiti dal 1997 e delle somme spese e non giustificate. «Potevamo risparmiare subito 2,5 miliardi», tuonano. E annunciano che riproporranno gli emendamenti respinti.

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