Fini disconosce pure se stesso e dà la benedizione a Kyenge: "Cambiare subito la Bossi-Fini"

Ennesima piroetta di Gianfry: attacca la "sua" legge sull'immigrazione e se la prende con Maroni per il reato di clandestinità

Fini disconosce pure se stesso e dà la benedizione a Kyenge: "Cambiare subito la Bossi-Fini"

L'ennesima piroetta di Gianfranco Fini è un capitombolo senza precedenti. Dopo aver calpestato la militanza nel Msi, dopo aver celebrato il funerale di Alleanza nazionale, dopo aver maledetto l'alleanza con Silvio Berlusconi, il fondatore di Futuro e Libertà cerca un ultimo angolo di visibilità criticando quella legge che regola le politiche migratorie e che portato proprio il suo cognome. "La Bossi-Fini va cambiata", ha spiegato Fini dando al ministro all'Integrazione Cecile Kyenge la propria benedizione per mettere mano alla legge per facilitare agli immigrati l'ingresso in Italia.

Per tornare alla ribalta, Fini ha preso carta e penna e si è messo a scrivere Il ventennio. ma serve anche una premessa. Vent'anni, dal 1993 al 2013. Al centro quel 22 aprile del 2010, quando con un "Che fai, mi cacci?" urlato in faccia al Cavaliere durante un'affollata riunione del Pdl ha sancito la diaspora dal Pdl. Un libro per raccontare - a modo suo - gli errori, le verità, le omissioni e le colpe nella sua militanza nel centrodestra italiano. Adesso che gli elettori l'hanno sonoramente sbattuto fuori dal parlamento, si sente aria di bilanci. In ballo tra passato e del futuro, Fini rilegge la destra italiana e, tra un'intervista e l'altra, arriva addirittura a voltare le spalle al proprio lavoro. Tanto da disconoscere pure la Bossi-Fini, quella legge (giusta) che oggigiorno regola le politiche migratorie del nostro Paese e che la sinistra ha preso di mira all'indomani della tragedia di Lampedusa. Non solo. Intervistato da Radio Capital, Fini ha preso di petto il reato di immigrazione clandestina e ha criticato duramente l'allora ministro dell'Interno Roberto Maroni. "Quella norma va rivista perché si basa sul principio che entri legalmente in Italia solo se hai un contratto di lavoro o un reddito e se perdi il posto hai sei mesi per trovarne un altro, sennò sei espulso - ha spiegato l'ex leader del Fli - è chiaro che con la crisi economica sei mesi è un arco di tempo troppo breve".

Quello di Fini è un assist, senza precedenti, per la sinistra italiana che vorrebbe trasformare il Belpaese nella porta d'Europa, ingresso libero per tutti gli immigrati. Non a caso l'ex presidente della Camera vorrebbe che ci si adoperasse per allargare le maglie degli ingressi. "Si deve capire - ha spiegato - che sono donne e uomini che hanno diritto a chiedere l’asilo per ragioni umanitarie". Un potere che vorrebbe dare all’Unione europea.

"Dovrebb ecidere che chi viene dal Corno d’Africa o dalla Siria, per fare solo due esempi, ha diritto all’asilo nei 27 paesi dell’Unione - ha continuato - ma l’Europa su questo è latitante". Non solo. Fini è anche favorevole all’istituzione di corridoi umanitari nel Mediterraneo con la garanzia del diritto di asilo. Insomma, è sulla stessa lunghezza d'onda della Kyenge.

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