Il fratello di La Russa indagato per gli spiccioli

L’assessore lombardo nel mirino per 5mila euro di fondi elettorali ricevuti da un collega di partito

Milano - E undici. Undici indagati nella Regione Lombardia. L’ultimo a iscriversi nel sempre meno ristretto club degli inquisiti è Romano La Russa (Pdl), fratello dell’ex ministro Ignazio e attuale assessore alla Sicurezza del Pirellone, raggiunto ieri da un avviso di garanzia. L’accusa è finanziamento illecito ai partiti. Una storia da poche migliaia di euro in cui compaiono anche due consiglieri comunali di Milano - Marco Osnato e Gianfranco Baldassarre, entrambi del Popolo delle libertà, il secondo attualmente assessore nel Comune di San Donato - ma che getta nuova benzina sul fuoco delle polemiche. Perché la raffica di inchieste che sta investendo la Regione ha ormai una cadenza quasi quotidiana. Così, nel palazzo, la battuta che circola somiglia sempre più a un mezzo presagio: «Chi è il prossimo?».

L’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Antonio Sangermano e condotta dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf si chiude in tutto con dodici indagati, e parte dai sospetti sugli appalti Aler, l’azienda residenziale pubblica di cui Osnato - genero di Romano La Russa - dirige l’area gestionale. Cosa accade? Che - secondo la Procura - Osnato e un manipolo di cinque manager avrebbero frazionato le gare indette da Aler così che gli importi restassero sotto la soglia limite (193mila euro per forniture e servizi, 200mila per lavori di ristrutturazione e manutenzione del verde) e non dover procedere a gare pubbliche, ma per assegnazione diretta. Finendo per favorire gli imprenditori amici. Tra gli indagati c’è anche Andrea De Donno, rappresentante legale della Nsa Italia, controllata al 94% dalla Lussemburgese Boaz, e che ha assorbito la Lepta srl, incaricata dalla Procura di Milano di eseguire intercettazioni telefoniche e ambientali. Da Anna Bubbico, dirigente responsabile della segreteria di Aler, avrebbe ottenuto due affidamenti da 32mila euro in totale per i servizi di vigilanza in uno stabile alla periferia di Milano, e per la rilevazione di microspie nei suoi uffici e in quelli del marito. Dalla turbativa d’asta ai finanziamenti illeciti ai politici, il passo è breve. Perché - sostiene la Procura - Luca Ruffino, con la sua «Constructa srl», nel 2011 avrebbe contribuito alle campagna elettorale di La Russa per le provinciali di Vercelli, e di Osnato e Baldassarre a Milano. Circa 10mila euro in totale (5mila all’assessore regionale) per stampare manifesti e volantini, senza che la società mettesse il versamento a bilancio, né i politici dichiarassero il contributo.

Romano La Russa si dice «amareggiato» nel vedere «quarant’anni di vita politica oscurati da un errore burocratico da 5mila euro da dividere in due campagne elettorali». Ricostruisce l’accaduto: «Non ho mai ordinato né manifesti né nulla all’amico Ruffino, che è appunto un amico politico e fa parte del coordinamento regionale del Pdl. Ripensando all’accaduto, ci siamo ricordati che lui ha fatto un manifesto con alcuni suoi amici dell’area Udc che non era d’accordo con la scelta di lasciare il centrodestra. Manifesti che dicevano: “Io voto la Russa”. A noi è sfuggito di segnarlo nel rendiconto, lui non so come lo abbia registrato, forse è stata una dimenticanza». Il finanziamento, aggiunge Osnato, «è stato fatto in buona fede». Quanto all’accusa di turbativa d’asta, il consigliere comunale replica che si trattava di «una procedura aziendale che comunque non ho inventato io. Non mi sembra ci sia malversazione».

Per il governatore Roberto Formigoni, alle prese con l’ennesima grana giudiziaria della sua maggioranza, «l’avviso di garanzia non è una condanna. Nessun atto della giunta è in discussione. Ognuno è chiamato a rispondere dei suoi atti». Ma Pd, Idv e Sel anche ieri hanno chiesto le sue dimissioni ed elezioni anticipate. A difendere il presidente della Regione è invece l’Udc.

Il partito di Casini, in una nota firmata dai tre consiglieri regionali e dal segretario regionale, si dice contrario al voto anticipato: «Con la crisi economica e l’organizzazione dell’Expo già avviata, non sarebbe la scelta più responsabile». La soluzione migliore? «Un governo regionale di salute pubblica guidato da Formigoni».

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