Il giallo della manovrina tutta tagli

Già a rischio il testo approvato ieri. E Draghi avverte Saccomanni: "Per crescere non basta consolidare i bilanci"

Roma - Nei ministeri di spesa incrociano le dita. La loro è una lotta contro il tempo. Se entro oggi il testo del decreto sulla manovrina non arriva alla Gazzetta ufficiale, il provvedimento imbocca una strada senza uscita. Ed è destinato a non vedere mai la luce; salvo un eventuale recupero nel decreto legge fiscale che - come ha anticipato il ministro dell'Economia mercoledì sera - vedrà la luce martedì prossimo, insieme alla legge di Stabilità. Ma, a quel punto, si rimette in discussione l'impianto degli interventi di correzione dei conti pubblici. Se entro stasera il testo della manovrina dovesse arrivare alla Gazzetta ufficiale, verrebbe pubblicato - e, quindi, entrerebbe in vigore - a ridosso del 15 ottobre: data ultima per il governo per presentare la legge di Stabilità in Parlamento e a Bruxelles. A quel punto, le Camere si troverebbero a discutere almeno 4 testi di finanza pubblica: la manovrina, la manovrona che chiede Squinzi(quella che darà sostanza alla legge di Stabilità: si parla di almeno 10/12 miliardi), la legge di Stabilità (fatta solo di tabelle), il Bilancio dello Stato.

È assai più probabile (anche per le difficoltà che l'Economia sta incontrando a far digerire il congelamento per quest'anno delle spese dei ministeri) che il decreto approvato ieri dal consiglio dei ministri sia destinato a confluire nella manovrona. E che il testo rimanga sulla carta: senza essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale. Se così dovesse finire, la manovrina approvata mercoledì sera in tutta fretta sarebbe servita soltanto a uno scopo. Permettere al ministro dell'Economia di partecipare all'assemblea annuale del Fondo monetario a Washington con la «dote» di un deficit 2013 al 3% del Pil. E con la stessa «dote» presentarsi lunedì all'Eurogruppo. Anche se Mario Draghi, da New York, ricorda che «crescere è ugualmente importante che consolidare i bilanci». Cioè, senza la crescita del pil il risanamento ossessivo è inutile per le economie. Gli interventi previsti dal Consiglio dei ministri, infatti, agiscono proprio per quello 0,1% di Pil (1,6 miliardi) che manca all'appello - secondo il governo - per far scendere il deficit al 3%. Ogni altra misura in programma (e già scritta dall'Economia) come il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e il Fondo a favore degli immigrati è stata accantonata; e destinata a confluire nel decreto legge fiscale atteso per martedì. Nei programmi del ministero di via XX Settembre questi interventi dovevano essere finanziati con l'aumento delle accise su benzina e sigarette.

Pierpaolo Baretta, sottosegretario all'Economia, dice che il governo sta «lavorando per evitare interventi a carico dei cittadini». Sempre martedì prossimo il governo dovrebbe dirimere la questione legata alla seconda rata Imu. Difficilmente potrà rinviare ulteriormente la decisione se farla scattare o meno. In caso di cancellazione l'Economia dovrebbe recuperare 2,2 miliardi di euro. Da qui, l'orientamento di via XX Settembre a far scattare la seconda rata. Anche se Zanonato assicura che di Imu non si parlerà più.

Con un'operazione di finanza creativa, poi, il governo ha recuperato mezzo miliardo (un terzo della manovra) con la cessione di immobili da Demanio a Fintecna, società ormai assorbita dalla Cassa depositi e prestiti. Ma l'operazione potrà debuttare solo dopo la pubblicazione della manovrina sulla Gazzetta ufficiale. Sempre che ciò avvenga.

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