Governicchio o voto anticipato? Il Pd rischia di spaccarsi nello scontro Renzi-Letta

I renziani voteranno la fiducia a Letta? Gentiloni sibillino: "Non si governa con cinque voti di scarto". In mattinata incontro tra Letta e Epifani. Il segretario: "No ai governicchi"

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi entra nella sede del Pd
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi entra nella sede del Pd

Se Forza Italia si trova a dover far la sintesi tra le due anime del partito, il Pd è una landa deserta in preda alle lotte tra bande. Ieri il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha provato a tracciare la linea scongiurando la formazione di governicchi, ma non è affatto scontato che i democratici riescano a presentarsi alle Camere compatti. D'altra parte il Pd non è mai riuscito a marciare a ranghi uniti. Più si avvicina il voto di fiducia, previsto per mercoledì mattina nell'arena infuocata di Palazzo Madama, più si alzano - sotto traccia - i distinguo dei capi bastone piddini. La bocciatura di Romano Prodi nella corsa al Quirinale e la fragorosa caduta di Pier Luigi Bersani sono ancora di fresca memoria. E il momento è quello giusto per alzare la posta in gioco.

Matteo Renzi ha già scoperto le carte. Vuole le elezioni. Ma vuole farlo dopo aver strappato la leadership del partito. "Dipende molto dai tempi del processo politico ed elettorale - ha spiegato oggi Massimo D’Alema ai microfoni di TgCom24 - ma se si va al voto tra fine febbraio e primi di marzo temo che a dicembre si dovrebbero fare le primarie per il premier". Tra i candidati, non è certo un mistero, ci sono anche Letta e Renzi. Proprio per questo le prossime mosse potrebbero segnare seriamente il futuro del Pd. "Ascolteremo ciò che il presidente del Consiglio dirà mercoledì al Senato - ha spiegato oggi il sindaco di Firenze - dopo che avremo ascoltato, valuteremo". Il sostegno dei renziani a Letta è tutt'altro che scontato. Non a caso oggi i deputati del Lorenza Bonaccorsi, David Ermini, Federico Gelli ed Ernesto Magorno (tutti molto vicini all'ex rottamatore) ci hanno tenuto a ricordare ai vertici di via del Nazareno che "bocciare la mozione Giachetti sostenuta da cento parlamentari di gruppi diversi per il ritorno al Mattarellum è stato un grave errore commesso" dal partito. Se il Pd è compatto nell'attaccare Silvio Berlusconi, non riesce a trovare una sintesi comune sulla linea da tenere. E lo scontro tra Letta e Renzi ricorda il braccio di ferro che aveva diviso D’Alema e Veltroni. Proprio per fare il punto della situazione, in mattinata, il presidente del Consiglio ha incontrato Epifani a Palazzo Chigi. "Vorrei un partito leggero, inclusivo, plurale ma un partito", ha spiegato il segretario.

Il progetto di Letta è di vivacchiare con un bis a Palazzo Chgi che gli consenta di tirare a campare, anche senza avere i numeri pieni per governare. All'interno del Partito democratico sono in molti, tuttavia, a non essere d'accordo. In primis, Epifani che oggi è tornato a bocciare ogni ipotesi di "governicchi", come aveva detto ieri. "Dico 'no' a un governo fatto con un pò di voti di transfughi e che vive una vita stentata". Ma non è il solo a pensarla così.

"La regia di quanto succederà nei prossimi mesi è nelle mani del capo dello Stato", ha assicurato Paolo Gentiloni avvertendo, tuttavia, che "la legislatura non va avanti con cinque voti di margine".

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