Il carabiniere in verticale fa un certo effetto. Orizzontale, sul letto d’ospedale o all’obitorio, ne fa un altro. C’è sempre una via di mezzo per lo stesso servitore dello Stato che da 200 anni s’immola per la sicurezza e la tranquillità dei cittadini tutti, inclusi quegli ambasciatori della violenza che in nessun altro Paese al mondo godrebbero di tali e tante immunità giudiziarie, coperture politiche, giustificazioni mediatiche. Quando appuntati e marescialli cadono nell’adempimento del proprio dovere – si dice sempre così - puntuali sgorgano lacrime di coccodrillo, ipocrite solidarietà istituzionali, visite ai feriti e condoglianze sentite a vedove e orfani dell’Arma. Dopodiché, sempre succede che la memoria si resetti per voltare immediatamente pagina e per ricominciare, alla prima occasione, da dove si era rimasti: a sputare sull’uniforme nera bordata di rosso.
Accadrà ancora. Anche dopo i commenti stucchevolmente esaltati alle toccanti parole della dolce Martina Giangrande, figlia del carabiniere ferito a Palazzo Chigi, una delle figlie di questa grande famigliamilitare che per i soli scontri in Val di Susa ha dovuto prestare attenzione a più di 200 uomini (altrettanti sono i poliziotti) usciti dai boschi della Tav con le ossa rotte, le teste sfasciate, le divise ustionate. «Spero che quanto successo a mio padre faccia capire un po’ di cose a tutti, far riflettere e far sì che tante cose possano migliorare », ha detto Martina.
Chissà se ci si ricorderà di lei, e del suo testamento, quando un altro appuntato finirà presto ferito o bersagliato da pietre, accuse gratuite, cagnare ideologiche. Sarà curioso vedere cos’avranno da dire questi stessi politici che un tempo partecipavano ai cortei dei cattivi antagonisti al grido «10, 100, 1000 Nassirya» militando in Rifondazione comunista o nei comunisti italiani. Gente che oggi simpatizza per Sel o Cinque stelle e si dice a fianco dei giovani in divisa, figli del popolo come li intendeva Pasolini. Gente abituata a distribuire disprezzo sulle forze dell’ordine «cilene», emettere condanne preventive, invocare la piazza e il pubblico ludibrio fino a chiedere l’introduzione del reato di tortura, l’avvio di commissioni d’inchiesta, la testa delle più alte gerarchie militari.
Non è retorica spicciola o difesa acritica dei difensori in giberna e bandoliera. È quanto accade oggigiorno, ormai, al pubblico ufficiale oltraggiato senza pietà, trascinato alla gogna eppoi in tribunale per aver reagito a una sprangata, risposto al fuoco, per essere intervenuto come poteva in condizioni di emergenza. Certo, il carabiniere che sbaglia deve pagare.Quest’ovvietà nasconde però una realtà cui nessuno fa più caso: tra un black bloc e un carabiniere, tra un pentito di camorra e un carabiniere, tra un ultras e un carabiniere, tra un clandestino, un tossico o un cittadino qualsiasi e un carabiniere, si tende a credere sempre meno al carabiniere. Chiedete alle rappresentanze militari, ai marescialli di stazione, all’ufficiolegale del Comando generale.
La realtà supera l’immaginazione, l’impunità e latolleranza calpestano ogni regola di legge e di buon senso. I carabinieri, come la polizia, fanno fatica a tornare quelli di un tempo. Perché nessuno li difende, perché rischiare il processo oltre alla pelle, non conviene a nessuno. Fedeli nei secoli, ma mica fessi visti i precedenti. La politica sinistra che piange i carabinieri baluardo della democrazia, è la stessa che li ha crocifissi al G8 di Genova, mulinando la clava sul povero Placanica che per difendersi sparò a Carlo Giuliani, ergendosi a scudo della moltitudine che devastò un’intera città contrapponendosi allo Stato in assetto antisommossa.
Senza saperlo Martina ha dato voce ai figli e alle mogli dei 1.482 cristiani di servizio allo stadio o nelle piazze usciti malconci negli ultimi tre anni, di cui nessuno s’è preoccupato mai. Ha parlato alla politica, perché chi tollera intenda. S’è rivolta a chi vuol rendere riconoscibili i carabinieri in ordine pubblico ma permette alla prole fighetta degli intellettuali d’accatto di scendere in piazza, coperta in volto, armata di mazze e bombe carta. Senza volerlo ha chiesto di essere più seri, a tutti.
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