Ecco 40 miliardi per le imprese Ma gli altri 60 sono a rischio

I debiti della Pubblica amministrazione finanziati con Btp e tagli lineari  ai ministeri. Tra due anni copertura di nuovo a rischio. Oggi si runisce il Consiglio dei ministri 

Ecco 40 miliardi per le imprese Ma gli altri 60 sono a rischio

Roma - Quaranta miliardi di pagamenti in due anni su oltre 100 miliardi di crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione. Nonostante l'invito della Commissione europea a rimborsare il massimo possibile, il governo decide di non superare l'asticella dei 20 miliardi l'anno. Restano così a rischio gli altri 60 miliardi, a causa della riduzione del debito imposto dalla Ue, col fiscal compact, a partire dal 2015. Sembra quasi che Monti freni. Tanto che il ministro della Coesione Fabrizio Barca ricorda che «senza la mossa del Parlamento (che all'unanimità ha chiesto al governo di intervenire, ndr) «non avremmo un decreto».E neppure i 20 miliardi annui sono certi: se l'andamento del deficit rischiasse di sforare gli obiettivi di bilancio, il Tesoro fermerà le spese autorizzate.
Il decreto sui pagamenti, più volte rinviato, dovrebbe vedere la luce stamattina in Consiglio dei ministri. Dal testo è stato cancellato l'anticipo al 2013 dell'aumento dell'addizionale regionale Irpef. Così come è stato eliminato lo stop agli investimenti da parte dei Comuni, giudicato molto negativamente dalle imprese. Gli enti locali che non hanno i soldi per saldare i debiti «certi ed esigibili» possono chiedere un anticipo di liquidità alla Cassa Depositi e Prestiti entro il 30 aprile. Le anticipazioni verrebbero concesse entro il 15 maggio, a valere su un apposito Fondo del ministero dell'Economia, e saranno restituite a rate entro un massimo di trent'anni. Quanto alle procedure per i pagamenti, il governo dovrebbe averle snellite rispetto al «pastrocchio» denunciato dalla Confindustria. La certificazione delle somme dovute sarà a carico della Pubblica amministrazione, centrale e periferica. Per Comuni e Province il governo dovrebbe mettere a disposizione 7 miliardi, distribuiti in modo da evitare che i Comuni più indebitati esauriscano il plafond. Per le Regioni sono a disposizione 8 miliardi (3 miliardi quest'anno e 5 per il 2014). L'eventuale cessione dei debiti sarà esente da imposte.
Il rimborso verrà finanziato con l'emissione di titoli di Stato (probabilmente Btp a lunga scadenza), che impattano sul debito pubblico e non sul deficit annuale. Sul disavanzo gravano invece gli interessi da pagare su quei titoli: per fronteggiare la spesa, il governo ricorrerà ai tagli lineari ai ministeri.
La Commissione di Bruxelles attende il testo del decreto, per valutarlo alla luce degli impegni europei. Il problema messo in evidenza dal vicepresidente Antonio Tajani è che nel 2015 diventano operative tutte le regole del fiscal compact, che prevede la riduzione del debito dei Paesi euro del 20% l'anno fino a raggiungere i limiti previsti dal Trattato. Se nel 2013 e nel 2014 si possono «caricare» i pagamenti sul debito, dal 2015 le cose saranno ovviamente molto più difficili, e c'è il serio rischio che dopo i 40 miliardi del 2013-2014, la Pubblica amministrazione non possa pagare più nulla dei 60 miliardi che restano. Quanto al deficit, la Commissione si aspetta che l'Italia rispetti l'obiettivo di restare sotto il limite del 3% del Pil.

Il ministro dell'Economia Grilli valuta che, compresi gli oneri dei pagamenti, il disavanzo si attesterà a fine anno al 2,9%. Ma se la recessione non s'allenta, questa stima salterà. Ecco perché il governo si riserva la facoltà di fermare la macchina dei rimborsi.

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