Inchiesta rifiuti, arrestato il re della maxi discarica

RomaNella capitale la gestione dei rifiuti è sempre stata cosa sua, di Manlio Cerroni, l'«ottavo re di Roma», quando non addirittura il «supremo» per i suoi più stretti collaboratori. Per tutti era semplicemente «l'avvocato», un uomo di 87 anni che è stato capace di costruire un impero gigantesco sulla spazzatura, con 51 società presenti in tutto il mondo e 7mila dipendenti, ma soprattutto monopolista assoluto a Roma per oltre 30 anni grazie all'emergenza che ha saputo «costruire sapientemente a tavolino».
Così lo descrive il gip Massimo Battistini che ieri ha disposto il suo arresto, ai domiciliari, e quello di altre sei persone con le accuse, a seconda delle posizioni, di associazione per delinquere, traffico di rifiuti, frode in pubbliche forniture, truffa in danno di enti pubblici, falsità ideologica. Disposto anche il sequestro di oltre 18 milioni di euro, ritenuti provento del traffico di rifiuti, in danno delle società E. Giovi srl e Pontina Ambiente srl. Di Cerroni è la discarica di Malagrotta, la più grande d'Europa grazie ai suoi 230 ettari, una bomba ad orologeria stracolma di rifiuti (anche quelli della Città del Vaticano), sempre sul punto di scoppiare, andata avanti a colpi di proroghe fino alla sua chiusura definitiva, nel settembre del 2013, dopo che anche la Commissione europea era intervenuta per denunciare che parte della spazzatura non veniva trattata come richiesto dai regolamenti europei. I fatti per i quali la Procura di Roma ha disposto gli arresti, eseguiti dai carabinieri del Noe al termine di un'inchiesta durata 5 anni, sono definiti dal gip di «inaudità gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti e per le ricadute negative sulla collettività». Almeno dal 2008 gli indagati avevano messo in piedi una struttura «informale» con un nocciolo duro costituito dalle stesse persone, intorno al quale giravano altri soggetti, associati in riferimento a specifiche vicende. Sotto Cerroni, nella piramide organizzativa, c'era Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio, considerato l'anello di collegamento con la pubblica amministrazione. Ai domiciliari oltre a lui sono finiti anche Luca Fegatelli, direttore dell'agenzia regionale per i beni confiscati alle organizzazioni criminali de Lazio, Francesco Rando e Piero Giovi, storici collaboratori dell'«avvocato», Raniero De Filippis, ex dirigente della Pisana, e Pino Sicignano, direttore della discarica di Albano Laziale. Avrebbero agito per mantenere il monopolio di Cerroni, che in un'intercettazione si vantava di aver fatto per Roma più del presidente Giorgio Napolitano. «La sua grandezza - scrive il gip chiedendosi come è stato possibile tutto ciò - è stata quella di costruire l'emergenza e contemporaneamente programmare la via d'uscita presentando se stesso come unica alternativa». Questo anche perché nel conteggio delle cubature di spazzatura finivano tonnellate di rifiuti destinati alla differenziata e gettati invece in discarica senza essere stati trattati. Il tutto «grazie all'inerzia colpevole e connivente delle amministrazioni coinvolte», che per rimediare all'emergenza fittizia di Malagrotta erano costrette a trovare nuovi siti alimentando il business del gruppo. Anche la politica regionale, dunque, è nell'occhio del ciclone. Tra gli indagati ci sono l'ex presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo e l'ex assessore comunale Pd ed ex presidente dell'Ama Giovanni Hermanin. L'attuale governatore, Nicola Zingaretti, si dice invece «sereno» perché i fatti dell'inchiesta «risalgono a un periodo precedente». Al vaglio degli investigatori ci sono ora i rapporti tra Cerroni ed alcuni esponenti della politica nazionale, alle cui fondazioni il patron di Malagrotta elargiva generosi finanziamenti.

Gli avvocati di Cerroni rivendicano l'assoluta correttezza dell'operato del Gruppo Cerroni: «Il servizio reso ha evitato che si verificasse una situazione analoga a quella napoletana». L'indagine riguarda anche l'impianto di Albano Laziale e la realizzazione di un invaso per la nuova discarica di Monti dell'Ortaccio.

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