In teoria, è silenzio elettorale. In pratica, invece, è silenzio che urla. Un urlo nascosto, bipartisan, che disprezzando i rischi di far propaganda anche alla vigilia dell'apertura dei seggi, corre via e-mail, via sms, via telefonino: perché se i sondaggi, concordi, dicono che i siciliani sono tanto stufi che quasi uno su due - il 48,9% secondo alcuni, il 44% secondo altri, più benevoli - oggi non si prenderà nemmeno il disturbo di andare a votare, allora i voti si devono andare a cercare, uno per uno. Perché è una preferenza in più che, alla fine, farà la differenza, decretando la vittoria di uno dei 10 candidati alla più che scomoda poltrona di governatore di Sicilia, una miriade di sprechi da smantellare e un buco che, per la Corte dei conti, ammonterà a fine anno a circa 6 miliardi di euro.
Scoppia la psicosi tra i candidati, a poche ore dall'apertura delle urne. Tanto la campagna elettorale è stata sobria e sotto traccia, tutta convegni, piccoli incontri e tête-à-tête con gli amici fidati, tanto la vigilia del voto - solo oggi, dalle 8 alle 22 - è fatta di caccia al voto senza esclusione di colpi. Troppe le incognite in queste strane elezioni. C'è l'astensionismo, che pesa come un macigno. Ci sono centrodestra e centrosinistra entrambi spaccati. E c'è il terrore della variabile impazzita, il movimento di Beppe Grillo. Il guru a Cinque stelle, che la Sicilia se l'è coltivata palmo a palmo in un tour di 17 giorni, è l'unico che ha raccolto folle persino nelle città capoluogo. Sarà lui, o meglio il suo geometra di Caltanissetta candidato a governatore, Giancarlo Cancelleri, il catalizzatore di un voto di protesta che, come l'astensionismo, ha praticamente la maggioranza assoluta? Farà il botto o la Sicilia eterna immobile, alla fine, voterà coi meccanismi di sempre?
È psicosi, quasi panico tra gli aspiranti deputati (1.629 in 19 liste, ma solo 90 si aggiudicheranno la poltrona), da destra a sinistra. E la paura fa 90, come i deputati, e rende imprudenti. Così c'è quello che nel cuore della notte, venerdì, spedisce mail agli amici, accorato: «Dammi fiducia. Il non voto o il voto a Grillo, così come i voti di testimonianza, rischiano di essere un regalo a quella classe politica che per troppi anni ha prodotto solo clientele e affari». O quello che ti manda il messaggino al cellulare: vota «x» e «gira questo sms ai numeri presenti nella tua rubrica». Qualcuno, la rubrica del cellulare, alla vigilia del voto la gira alla segretaria, che ti telefona per avere il tuo indirizzo e farti recapitare, direttamente a casa, una busta, tecnicamente anonima. Piena di facsimile.
Grillo, croce dei politici di mestiere, e delizia della gente che ha seguito i suoi comizi-spettacolo. Lo temono ma lo corteggiano, i candidati siciliani a governatore. «Voglio aprire alle opposizioni - è stata la serenata di Nello Musumeci (Pdl e Pid) - e mi riferisco soprattutto al movimento di Grillo. Questo movimento può essere un valido interlocutore». Ed ecco le sirene di Rosario Crocetta, il candidato di Pd e Udc: «Sono fiducioso che tanti grillini sapranno distinguere: un voto al loro partito e una crocetta sul nome di un presidente che ha combattuto la mafia e l'illegalità». Cioè lui, che del segno da mettere sulla scheda ha anche il cognome. Il motivo di tutti questi strani amori è presto detto: chiunque vinca non avrà una maggioranza, accordi dovranno essere raggiunti col terzo classificato. Potrebbe essere proprio il grillino Cancelleri, anche se qualche sondaggio lo vuole addirittura secondo dopo Musumeci, il favorito sin dall'inizio, pur se testa a testa con Crocetta. Potrebbe essere la Fiom Giovanna Marano, candidata di Sel e Idv.
O potrebbe essere l'altro protagonista di questa kermesse, Gianfranco Miccichè, il suo «sogno siciliano» che a Palermo gioca sul campanilismo: «Da oltre 20 anni, in Sicilia - recita uno dei suoi volantini - non viene eletto un presidente della nostra città. È il momento di votare un palermitano». Miccichè, la spina nel fianco del Pdl, sostenuto dal suo Grande Sud, da Fli (con qualche remora dei «falchi») e dal Mpa del governatore uscente, Raffaele Lombardo. Lombardo, il regista dietro le quinte di queste elezioni, non è candidato, in campo ha lanciato il figlio Toti. Però aspetta e spera, di restare almeno a far da ago della bilancia.
Intanto, da governatore dimissionario ma tuttora in carica, sfrutta gli ultimi minuti, anche i secondi. Giovedì ha firmato sul filo di lana altre due nomine. E sembra che voglia convocare la giunta anche martedì, quando già si saprà chi è il nuovo governatore. Praticamente sino all'ultimo respiro...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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