Irpef, Renzi lavora alla bozza: nel 2014 bonus da 620 euro

Renzi lavora al dl Irpef: niente detrazioni ma bonus da 620 euro. Tagli alla sanità per 2,4 miliardi. E torna pure l'Imu

Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan
Il premier Matteo Renzi col ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan

Un bonus annuale in busta paga, il taglio dell'Irap, la stangata sulle rendite finanziarie, la sforbiciata sugli stipendi dei dirigenti della pubblica amministrazione e sulla difesa. E ancora: la spending review alla Sanità, la revisione delle auto blu e l'abolizione dell’esenzione Imu per i fabbricati rurali ad uso strumentale. Dopo un faccia a faccia di quattro ore con il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, Matteo Renzi ha quasi finito di mettere a punto il decreto Irpef che conterrà anche le prime norme di spending review. La bozza, tuttavia, è ancora in via di elaborazione e, probabilmente, di profonda rielaborazione. Fino ad un minuto prima dell’avvio del Cdm, previsto per domani in tarda mattinata ma ancora non convocato, il premier spremerà dicasteri e tecnici per mantenere gli impegni presi.

Confermato il bonus da 80 euro

Renzi è alla stretta finale in vista dell’approvazione del decreto con gli sgravi Irpef. "Ho annunciato 80 euro e così deve andare", ha preteso il premier che ha trascorso il pomeriggio in un lungo vertice con Padoan, Maria Elena Boschi e i sottosegretari Graziano Delrio e Luca Lotti. Dopo il via libera delle Camere al Def e al rinvio del pareggio di bilancio, Padoan ha raggiunto il premier a Palazzo Chigi per definire le misure. Lo sconto Irpef che il governo si appresta a varare nel Consiglio dei ministri di domani interesserà i lavoratori dipendenti con reddito inferiore ai 28mila euro. Il bonus, secondo una bozza del decreto ancora al vaglio delle valutazioni dell’esecutivo, spetterà anche agli incapienti (cioè coloro che non pagano le tasse perché hanno un reddito basso). Un credito al 3,5% del reddito complessivo dovrebbe essere garantito a chi ha un reddito sotto i 17.714 euro, mentre un bonus di 620 euro dovrebbe arrivare a chi ha un reddito complessivo superiore ai 17.714 euro e inferiore ai 24.500 euro. Bonus che dovrebbe scendere progressivamente fino alla soglia dei 28mila euro di reddito. A partire dal 2015 il bonus per i redditi tra i 19mila euro e sotto i 24.500 euro salirà a 950 euro per poi scendere progressivamente fino ai 28mila euro. Sarà, invece, al 5% del reddito complessivo se quest’ultimo non è superiore ai 19mila euro. Per quanto riguarda gli incapienti, il bonus potrà arrivare fino a 619 euro nel 2014 e sarà riconosciuto, in via automatica, dai sostituti d’imposta e attribuito sugli emolumenti corrisposti in ciascun periodo di paga rapportandolo al periodo stesso.

I dubbi di Renzi sul bonus

L’obiettivo del premier è avviare quella che definisce "la più grande operazione di redistribuzione" degli ultimi anni. E farla dando un segnale chiaro: colpire sprechi e inefficienze, a partire da quelle di Palazzo Chigi, e cominciare un rilancio dei consumi. Di fatto Renzi si trova davanti alla sua prima grande prova e non vuole fallirla. Per questo le bozze del decreto, circolate nel pomeriggio, non lo hanno soddisfatto fino in fondo e, a quanto si apprende, il testo finale non era ancora scritto a fine giornata. L’idea di un bonus, che aumenta nel 2015, non convince fino in fondo il leader piddì che ha promesso di mettere 80 euro in tasca da maggio ai lavoratori. Per questo, per rispettare gli impegni già nel 2014, si lavorerà fino alla fine. Scandagliando ogni capitolo di spesa, compresi i tagli agli incentivi. "Non vogliamo punire nessuno ma è il momento che cominci a pagare chi non l’ha fatto finora", spiegano i fedelissimi. Ma quest’esigenza va conciliata con la necessità di dimostrare, anche a Bruxelles, che la spending review è un’operazione strutturale, una campagna di dimagrimento dello Stato che si consoliderà negli anni.

Tagli alla sanità per 2,4 miliardi

Per quanto riguarda il taglio dell’Irap, la bozza dell'esecutivo prevede che l’aliquota principale passerà in maniera strutturale a partire dal 2015 dal 3,9% al 3,5% nel 2015. Per quest’anno è, invece, prevista un’aliquota intermedia del 3,75%. Per coprire questo provvedimento il Tesoro prevede l’incremento dal 20 al 26% della tassazione sulle rendite finanziarie dal primo luglio 2014. Un ritocco all'insu che, però, esclude i Bot e i titoli di Stato. Il decreto dovrebbe, poi, fissare i tagli alla sanità che, nelle intenzioni del governo dovrebbero attestarsi intorno ai 2,376 miliardi di euro per il biennio 2014-2015. "Il servizio sanitario nazionale - si legge nella bozza del dl Irpef -è ridotto di 868 milioni di euro per l’anno 2014 e di 1.508 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015". All'interno della bozza sono confermati anche i tagli alla Difesa che vedrà una riduzione nell'impegno per l'acquisto degli F35.

Tetto agli stipendi dei manager pubblici

Il taglio degli stipendi dei dirigenti pubblici si articola in quattro fasce. Si parte dal tetto di 238mila euro parametrato al compenso del presidente della Repubblica, ridotto poi del 22% (ovvero a un massimo di 185.640 euro), del 54% (109.480) e del 60% (95.200). Il taglio degli stipendi dei manager pubblici riguarda le società a partecipazione pubblica ma non le quotate né quelle emittenti strumenti finanziari. Restano quindi fuori Ferrovie dello Stato e Poste.

Nella bozza del decreto aumentano, rispetto alle ipotesi precedenti, i tagli lineari previsti per le società a totale controllo pubblico dal 2 al 2,5% quest’anno e dal 3,5% al 4% l’anno prossimo. Anche in questo caso Poste è esclusa dal momento che è in via di privatizzazione.

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