Italia bar sport Da stasera 60 milioni di allenatori

Mondiali al via: alle 22 si gioca Brasile-Croazia

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Da stasera e per un mese, per favore, evitare feste in famiglia, cene con gli amici, burraco, pokerino, cinemino, nipotini e suocere appresso. Da stasera c'è il mondiale di pallone, roba seria, trentuno nazioni contro l'Italia, noi contro tutti, come sempre, da sempre. Incomincia il mondiale dei mondiali come lo ha definito chi non ha conosciuto o frequentato le cantine e i bordelli di altri tornei mondiali del passato remoto. D'accordo, il Brasile sta al fucibòl come Frank Sinatra alla musica leggera, ma la bellezza del gioco, la fantasia dei suoi interpreti sono poi la polpa vera che supera e mette da parte la torcida, il Pão de Açúcar, le favelas e tutto il carnevale che ronza attorno a questo evento davvero universale. Perché, lo ricordo sempre a quelli di Capalbio e affini, oltre due miliardi e mezzo di persone si metteranno alla visione dello spettacolo, il calcio è un mistero che si ripete e affascina dovunque e comunque, non c'è un altro posto al mondo nel quale l'uomo è più felice che in uno stadio di football. Non è roba mia, sono parole di un francese che giocava in porta in Algeria e sapeva scrivere: Albert Camus aveva capito la bellezza e la fragilità di questo sport, il Brasile ne rappresenta l'universalità e, al tempo stesso, la specificità.

Si gioca in stadi che sono ancora cantieri aperti, si gioca in un Paese che è bellissimo e tragico assieme, si gioca a pallone come fanno dovunque i brasiliani che portano soprannomi infantili per riassumere araldica lunghissima, Pelè, Vavà, Didì, Junior, Kakà, Cafù, Zico. Si gioca a orari, per noi europei, da chiusura degli uffici, pizza o discoteca, alle 18, alle 21 e dalla mezzanotte in poi, con una eccezione vampiresca, Costa d'Avorio-Giappone alle tre di mattina. Si gioca al caldo e nel tulle umido, si gioca prendendo aerei per viaggi lunghi, sono gli scherzi della Fifa che se ne frega dei tifosi e dei giornalisti e bada alla cassa, non certo alla vita sana dei propri tesserati, logori e stremati. Il colonnello in pensione dell'esercito svizzero, sua maestà Joseph Blatter, sa di essere l'uomo più potente della terra, più di Putin e di Obama perché se soltanto decidesse di sospendere il mondiale scatenerebbe la guerra, anche quella mondiale. Ma Blatter sa benissimo che il fischio di inizio, stasera tra Brasile e Croazia, sarà il fischio di inizio di una avventura unica per il mondo che ama questo sport.

L'Italia va a giocarsi la sua fetta di storia, quattro titoli conquistati sul campo e un paio perduti in finale, permettono alla nazionale azzurra di considerarsi candidata alle primarie. Cesare Prandelli è un allenatore serio e mite, non ha l'arroganza di Marcello Lippi, non ha l'esperienza e il carisma di Enzo Bearzot o di Vittorio Pozzo e soprattutto non ha a disposizione un gruppo di campioni maturi e solidi. Se le nostre speranze dipendono da Balotelli e da Cassano, sulle qualità di entrambi non si possono avere dubbi, significa che non abbiamo fatto un passo in avanti rispetto al passato, se non nel look e nella maleducazione. Non è che nel passato, per l'appunto, il gruppo azzurro fosse frequentato soltanto da educande, Vieri o Chinaglia non erano certamente due tipini da oratorio e parrocchia, ma nel football contano i fatti più dei tweet e in questo mese qualunque pronostico o previsione può saltare in aria, come può saltare in aria il Brasile medesimo se non dovesse vincere il «suo» mondiale, il suo «gioco», come accadde, ahiloro, nel Cinquanta, battuto e umiliato dalla Celeste uruguagia. «Ordem e progresso» sta scritto nella bandiera brasiliana, nutro seri dubbi su entrambi i sostantivi: l'ex guerrigliera Dilma Rousseff non è riuscita, come il suo predecessore Lula, a dare al Paese la speranza promessa, l'idea rivoluzionaria e populista fa i conti con una realtà tragica e velenosa. Il football è, come sempre, la droga per fuggire altrove.

Per restare tra le nuvole del tifoso, da

stasera incomincerò a sognare, portandomi appresso una frase di Gesualdo Bufalino: «Ho segnato molti gol all'Inghilterra e al Brasile, prima di addormentarmi, dopo una fuga sulla sinistra». Buona notte e buon divertimento.

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