Italia a pezzi, ma lo Stato incassa

Il Tesoro annuncia, con comprensibile soddisfazione, che nonostante la cattiva congiuntura, le entrate tributarie sono aumentate del 4% nei primi nove mesi dell'anno, rispetto agli stessi mesi (...)

(...) dello scorso anno e che ciò è sostanzialmente dovuto alle nuove tassazioni che l'attuale governo ha varato, sugli immobili tramite l'Imu e, in parte minore, sul bollo sulle operazioni finanziarie dei privati. In effetti ciò aiuta il nostro bilancio a ridurre il deficit al di sotto del 3%, anche se non a quel 2,4 che era stato previsto. E dato il declino del Pil in termini reali, che è attorno al 2,5%, è un risultato molto consistente. Ma il mondo è diverso, se invece che essere guardato dal Tesoro, che gestisce la cassa dello Stato, viene guardato dalle famiglie e dalle imprese. Infatti questo aumento di entrate, quasi tutto concentrato sul settore immobiliare e, in larga misura, sulle abitazioni in proprietà o in affitto, ha generato gravi difficoltà per le famiglie, in un periodo in cui il loro reddito, in termini reali, è sceso, tanto che sono aumentate le insolvenze nel settore dei mutui immobiliari. Alla notizia che, come dice il Tesoro, la prima rata dell'Imu ha dato il gettito che era stato previsto, si aggiunge ora un'altra notizia: gran parte dei Comuni ha adottato non l'aliquota normale e tanto meno la minima, ma quella massima dell'Imu. Da ciò consegue che per molti contribuenti la seconda rata sarà doppia rispetto alla prima, in quanto questa era stata basata sull'aliquota normale, sicché ora si dovrà versare, accanto a una rata maggiorata, anche il conguaglio riguardante la prima rata, per cui tale aumento non era stato pagato. Il Tesoro incasserà più del previsto, ma le famiglie dovranno usare la tredicesima mensilità (quelle che ce l'hanno) per pagare l'Imu. Un Natale amaro.
Se dalle famiglie passiamo al mondo delle imprese, qui c'è un settore, che più di ogni altro, versa in difficoltà, quello delle costruzioni e degli immobili. Infatti la stangata fiscale dell'Imu, che va a carico delle famiglie e delle aziende, si è ripercossa nella caduta dei valori immobiliari e in una ulteriore crisi dell'edilizia, che era già in difficoltà a causa della diminuzione delle commesse per lavori pubblici e dei ritardi nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni.
Il settore delle costruzioni, a differenza degli altri settori industriali, non può trovare sbocchi all'estero per supplire alla riduzione di domanda interna, se non in tempi lunghi e solo per i comparti ove ci sono gare internazionali. E d'altra parte questo settore è in larghissima misura costituito da produzioni interne, la componente di importazioni è modesta. Così quando esso si sgonfia, si riduce a catena l'attività produttiva di molti altri comparti industriali, con effetti negativi sul Pil, cioè il prodotto nazionale, e sull'occupazione.
Il fatto che il Pil italiano quest'anno scenda di due punti e mezzo, anziché di uno, come si era inizialmente previsto, in larga misura dipende dalla crisi del settore delle costruzioni e dalle ripercussioni negative sul mercato immobiliare dovuti alla nuova tassazione Imu. La riduzione del valore degli immobili infatti impoverisce le famiglie che sono, perciò, spesso costrette a ridurre i loro consumi di più che dell'ammontare della nuova imposta, onde fronteggiare le perdite patrimoniali. E ne viene, pertanto, un effetto negativo sulla domanda interna disponibile alle imprese, superiore a quello dovuto all'ammontare dell'imposta.
C'è però da aggiungere che la crisi edilizia non è dovuta solo all'Imu. Ci sono altri timori, connessi soprattutto alle tesi politico-economiche che aleggiano nel centrosinistra, che riguardano una possibile nuova tassazione patrimoniale, e l'adozione di una rivalutazione dei valori catastali, effettuata non già sul reddito degli immobili, ma al loro valore di mercato medio presunto. Aggiungo che il fatto che il governo sino ad ora abbia agito soprattutto aumentando le imposte e poco tagliando le spese e non abbia fatto alcuna politica pro-crescita ha generato, comunque, una depressione del Pil superiore a quella che sarebbe stata diversamente possibile. A ciò si somma il timore che tale politica venga in futuro esasperata se al potere arriverà la coalizione di sinistra. Dunque il Tesoro si rallegra perché le entrate aumentano, ma per la nostra economia vale l'opposto.

segue a pagina 7

di Francesco Forte

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica