Kerry: "Fiducia ma fate presto". Grillo sotto la lente Usa

Il segretario di Stato Usa incontra i leader delle forze politiche italiane: "Elezioni, prova di democrazia"

Kerry: "Fiducia ma fate presto". Grillo sotto la lente Usa

Gli Stati Uniti hanno fiducia nell’Italia, nella sua "forte" democrazia e ribadiscono che è e resterà un partner importante. Non solo per loro, ma anche per l’Unione europea. Ma al di là delle rassicurazioni ufficiali guardano con attenzione, se non preoccupazione, all’esito di un voto "complicato". E non solo al fenomeno "grillini", che non demonizzano affatto e tengono sottocchio da tempo. Ma anche per i rischi di nuove turbolenze finanziarie, fa sapere il segretario di Stato americano John Kerry che, arrivato in Italia, ha voluto sedersi a pranzo con alcuni protagonisti della politica italiana.

Alla colazione a Villa Taverna sono stati chiamati Romano Prodi, Massimo D’Alema (ma anche Gianni Letta e Giuliano Amato che però non si sono visti), Angelino Alfano, tre ministri (Esteri, Affari Ue e Difesa) e il governatore di Bankitalia. Per fare il punto e cercare di capire. Ma anche e soprattutto lanciare un messaggio, che suona come un appello, a "fare presto". Perché nessuno si può permettere il rischio instabilità e nuove turbolenze, ha argomentato Kerry, trasmettendo tutta la preoccupazione del presidente degli States Barack Obama per nuovi venti di crisi che potrebbero attraversare l’Atlantico. Il nuovo capo della diplomazia a stelle e strisce lo dice e lo ripete ad un tavolo organizzato prima delle elezioni quando forse anche gli Stati Uniti scommettevano sulla vittoria della sinistra. E aveva pensato a un placè a pochi coperti (Prodi, D’Alema, Amato, Kerry) per poi allargarlo, dopo il voto, agli esponenti del Pdl. E al quale ha partecipato anche Franco Frattini, candidato italiano al vertice della Nato e i tre ministri Terzi, Di Paola, Moavero, oltre al governatore Ignazio Visco.

Tutti pronti a rassicurare. E non solo sul fenomeno M5S che - sembra essere stato il leit motiv - deve essere letto esaminando uno ad uno i componenti del movimento senza preconcetti. "Non sono tutti estremisti di sinistra ma soprattutto elettori, professori", più o meno le parole usate. Ma anche cercando di tranquillizzare l’alleato sul sistema paese, lasciando la parola a Visco: nonostante l’esito incerto del voto - è la sintesi riferita delle parole del governatore - la reazione dei mercati è stata migliore del previsto e il ruolo dei nuovi strumenti Ue, in primis quelli Bce, hanno un ruolo importante nella stabilità dell’Eurozona al di là delle tempeste nazionali. Durante le oltre due ore attorno al tavolo, Kerry ha ascoltato, chiesto, ha cercato di avere "lumi" sui Cinque Stelle, sulla campagna elettorale del Pd e su Matteo Renzi.

Il successore di Hillary Clinton non ha poi tralasciato i principali nodi internazionali, dalla Siria alla Libia, chiedendo anche il perchè la politica estera sia rimasta sostanzialmente fuori dalla campagna elettorale. Per poi ribadire la "grande fiducia" dell’America nei confronti dell’Italia ma anche in Giorgio Napolitano, che per gli Stati Uniti è "un punto di riferimento". Più tardi, l’incontro a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti in cui Kerry ha ribadito, anche a nome di Obama, i ringraziamenti per quanto fatto dal Professore.

Chiudendo la sua visita ufficiale a Roma con un incoraggiamento: "L’Italia sta vivendo un momento storico con delle elezioni che hanno espresso il massimo di democrazia. Una democrazia che è salda e vivace visto come si è espressa". In serata l’unico svago della sua tappa romana: una cena con amici in un ristorante di ottimo pesce in pieno centro storico.

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