Liberali a muso duro

La lezione del liberalismo va preservata e tramandata

Liberali a muso duro
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È di ieri l'annuncio da parte del gruppo Mondadori della nascita di una nuova casa editrice, la «Silvio Berlusconi editore», per diffondere il pensiero liberale in modo strutturale e continuo. Ottima notizia, di riflessioni interessanti ne abbiamo bisogno più che mai. Non ricordo più dove ho letto che il liberale è colui che lascia la stanza appena si inizia a litigare perché non gli interessa avere ragione bensì capire e trovare la soluzione del problema. Penso che proprio per questo il liberale è un genere di persona che ha mediamente un discreto successo nella vita ma non altrettanto in politica, non almeno salvo rare eccezioni come Luigi Einaudi - sotto le insegne di un partito che porti quel nome. Banale ricordare che la politica illiberale è rissa permanente, provocazione continua, più propaganda che sostanza. Quindi se uno è liberale - con qualsiasi tipo di tendenza (ci sono quelli di destra, conservatori e pure di sinistra) - la tentazione di lasciare il ring è pressoché quotidiana. Qualcuno cede e molla il colpo disgustato, altri come ha fatto ieri la premier Giorgia Meloni in un duro videomessaggio nei confronti delle opposizioni scelgono invece di ribattere colpo su colpo in base al principio «à la guerre comme à la guerre», detto popolare francese che ben riassume come ogni situazione vada accettata per quella che è, che le regole del gioco e le strategie devono adeguarsi alle circostanze e non viceversa. Non pensi però la premier che così facendo qualcuno dall'altra parte abbasserà i toni. Essere liberal-conservatori è una condanna perpetua a prescindere, sia che tu reagisca sia che ci si rifugi nel silenzio, perché sei il nemico senza il quale la sinistra perderebbe la gran parte del proprio senso di esistere. L'hanno provato sulla loro pelle, prima del nostro presidente del Consiglio, politici del calibro di Margaret Thatcher e Ronald Reagan che pure hanno cambiato in meglio, e non di poco, i loro Paesi e in parte anche il mondo senza per questo avere alcun tipo di riconoscimento dai loro avversari né in vita né post mortem.

Uno degli errori commessi in politica dal liberale Silvio Berlusconi è stato probabilmente la sua ambizione di essere amato da tutti. Per essere poi peraltro ferito in carriera più dagli amici che dai nemici. Una esperienza di cui fare tesoro.

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