Il linciaggio di Paolo Berlusconi tra pentiti e tv

Il bosss Schiavone da Santoro rivanga vecchi verbali. L'editore del Giornale: querelo

Il linciaggio di Paolo Berlusconi tra pentiti e tv

Milano - Lo mettono in mezzo con un sottile compiacimento. Da vent'anni pentiti di ogni crimine e supertestimoni molto presunti cannoneggiano il fratello Silvio. Qualche volta queste trame, rilanciate a scatola chiusa da talk, tv e stampa militante, avviluppano anche Paolo Berlusconi, imprenditore e editore di questo Giornale. Danni collaterali dell'artiglieria pesante. L'ultimo capitolo lo scrive un pentito che si è pentito giusto vent'anni fa e che, gira e rigira, è arrivato a Paolo Berlusconi: Carmine Schiavone, boss dei Casalesi, provenienza dalla martoriata Terra dei Fuochi, una cinquantina di omicidi, a spanne, sulla coscienza e tanti racconti suggestivi per le trasmissioni in prime time. «Dove sono finiti i verbali - afferma davanti alle telecamere santoriane di Servizio pubblico l'ex mammasantissima con l'aria spavalda da gangster dei Marsigliesi- dove parlo di Paolo Berlusconi?» L'artiglieria, tv e giornali, ha già ricominciato a tuonare. Berlusconi risponde con querele a raffica.
La guerra rischia di allungarsi come un elastico. E però Schiavone, che parla come un oracolo perché segnalò in tempi non sospetti i rifiuti tossici sepolti nel Casertano, questa volta pare imboccare la pista della menzogna. O, nella migliore delle ipotesi, dell'approssimazione dentro la cornice del frastuono. Si buttano in pasto all'opinione pubblica nomi luccicanti, nomi che tutti conoscono, e li si associa a operazioni delinquenziali, in questo caso inserendo Berlusconi nel giro dei rifiuti nucleari. E dell'inferno atomico di quelle zone. Un'accusa del genere, nel pur ricchissimo catalogo di capi d'imputazione costruito contro i Berlusconi dal '94, mancava. E ci pensa Schiavone a colmarla accennando oggi, in modo generico, a oscure rivelazioni di tanti anni fa. Difficile difendersi quando le tv ti collocano in uno scenario di devastazione e sofferenza senza alcun ancoraggio concreto.

Le prove non ci sono o almeno non risulta che Schiavone abbia dettagliato quel che ha fatto balenare a milioni di italiani. Del resto i tempi di queste inchieste sono biblici e non si può escludere che la magistratura ci faccia sapere qualcosa in un futuro indefinito. Si può però notare una strana coincidenza: la Simec di Paolo Berlusconi, quella per intenderci della discarica di Cerro Maggiore, è stata a lungo stesa sui giornali per le vicissitudini legate al business dei rifiuti. Un'altra Simec, che nulla ha a che fare con la precedente, ma che ha sede a Cesano Maderno, sempre in Lombardia, viene aggredita dalla magistratura un paio d'anni fa: il sospetto è che sia controllata dai Casalesi. Che ci sia una sovrapposizione o uno scambio fra le due Simec?

Tutto può essere - anche l'omonimia - in una storia che si trascina da moltissimi anni, che tocca un nervo scoperto, quello della salute, e che riguarda un'emergenza

nazionale. Complicato raccapezzarsi nel labirinto dei verbali che iniziano, finiscono, ricominciano anni e anni dopo in un polverone ad alta risonanza. Ma certo quelle parole sono proiettili in una guerra che non vuol finire.

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