Oggi è tutto un baciarsi e ad abbracciarsi, un cercarsi e un lusingarsi, un telefonarsi e allisciarsi. Ieri era tutto un cazziarsi e insultarsi, un menarsi e un attaccarsi, un offendersi e uno sfancularsi. Sarà che l'essere comici è diventata una peculiarità che oggettivamente viene premiata dagli elettori. Sarà che quando si è disperati si finisce spesso per diventare involontariamente comici. Fatto sta che, da giorni, Nichi Vendola ha cominciato a girare l'Italia mettendo in scena uno straordinario spettacolo e comico teatrale intitolato «Il mio amico Renzi».
Lo spettacolo è spassoso e il comico-governatore lo ha organizzato in maniera impeccabile. Obiettivo: dimostrare che il futuro del centrosinistra si chiama Matteo Renzi. E così succede che dopo aver passato molti mesi a chiedere «la rottamazione del modello culturale che cavalca Renzi», a denunciare la «sua inautenticità nel calcare il palcoscenico», a definirlo un «giovanotto spavaldo con una crisi di nervi», a ricordare che «in Renzi c'è una marcata adesione a modelli che devono essere rottamati», a riconoscerlo come «un uomo che non ha la cultura del rispetto delle regole», a denunciarlo come un terribile «liberista» oltretutto «reticente sulla tragedia del popolo palestinese», oggi, capolavoro, Vendola, con un piede nella botola della irrilevanza, ha deciso di offrire ai suoi estimatori uno show indimenticabile. Arrivando a dire tenetevi forte che «Renzi è un risorsa per il centrosinistra» e che Matteo, in effetti, «ha la forza di incarnare la rottura generazionale di cui ha bisogno il nostro Paese».
L'esilarante giravolta di Nichi sul futuro del carissimo Matteo è solo l'ultimo atto dello spettacolo farsesco della conversione vendoliana. Il caso Renzi è il più clamoroso ma obiettivamente anche il caso Grillo contiene alcuni ingredienti chiave dell'inaspettata vena comica del governatore. Nemmeno due mesi fa, come molti ricorderanno, Vendola era l'apostolo del grillismo, il teorico delle convergenze parallele tra Pd e Cinque stelle, l'apostolo della trasformazione del Movimento di Grillo in una costola della sinistra. La sua idea era chiara: per fare un governo, il Pd doveva avvicinarsi a Grillo, doveva dare credito al comico genovese, doveva costruire un percorso con lui e Casaleggio, doveva votare il suo candidato al Quirinale e doveva creare le basi per quel leggendario governo di cambiamento che per lunghe e appassionanti settimane Bersani ha illustrato, nel corso delle sue leggendarie consultazioni, persino al Wwf e al Touring club Italia. E dunque: «Non si può esorcizzare Grillo», «Non si può considerarlo un protagonista della vecchia politica», «Il suo è un programma di svolta radicale», «Occorre un'interlocuzione laica insieme al Movimento Cinque stelle. Con sprezzo del pericolo, però, nel giro di alcuni mesi, dopo essere passato in un batter d'occhio dal fronte degli integralisti dell'anti renzismo al fronte dei simpatizzanti del renzismo, Vendola anche su Grillo ha offerto un altro spettacolo comico. E appena qualche settimana dopo aver teorizzato l'inevitabile comunione di intenti tra Pd, Sel e Grillo eccolo denunciare l'irresponsabilità degli amici a Cinque stelle.
Volete ridere? Sentite qui. «Grillo è una cosa antica», «Se studiamo la storia a cavallo delle due guerre si possono rintracciare in Grillo i segnali di una cultura antipolitica, preludio al fascismo», «Grillo ricorda quegli esorcisti che con una parolaccia salvifica promette di risolvere tutto», «La retorica di Grillo viola ogni codice di buona educazione e di civiltà». L'involontario umorismo di Vendola è spiegabile con la disperazione del governatore nell'essere costretto a districarsi tra un'opposizione dura e intransigente al governo delle larghe intese e una contemporanea e affettuosa alleanza sui territori con lo stesso partito (il Pd) che al governo è alleato con il Pdl. Tutto comprensibile, e magari l'inedita svolta comica di Nichi, chi lo sa, potrebbe regalare voti al suo partito. Possibile.
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