Naro (Agrigento)«Tutto quello che sapevamo l'abbiamo raccontato ai carabinieri, compresi i nostri sospetti. Ora devono trovare chi ha voluto avvelenare me, mio marito e i nostri tre figli». A parlare è Marika Tachè, 32 anni, la madre di Sebastian, Alexander e Ionut, i tre bimbi avvelenati lo scorso 8 marzo a Naro. «Noi - aggiunge la donna - non abbiamo mai fatto del male a nessuno. Campiamo lavorando nei campi e non abbiamo mai dato fastidio a nessuno». Poche parole pronunciate davanti alla casa di piazza Cesare Battisti dopo un viaggio in auto da Messina, durato oltre quattro ore perché prima si è dovuta fermare a Caltanissetta per prendere l'altro figlio Ionut dimesso dai medici dell'ospedale Sant'Elia. «Chiedo- ha aggiunto Marika- che venga al più presto fatto chiarezza su quello che è accaduto a noi e che sua fatta giustizia».
Da indagini dei carabinieri del comando provinciale di Agrigento e del Ris di Messina emerge che il principio attivo del pesticida inserito nei cioccolatini che avrebbe causato la morte di Sebastian non è in vendita in Italia dal 2008: ne è stata vietata la vendita, in applicazione di una direttiva dell'Ue, perché incolore e inodore, e quindi pericoloso. Gli investigatori non escludono che ne siano in circolazione residui o che sia stato importato dall'estero.
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