Applausi scroscianti. Sergio Mattarella arriva al Duomo di Milano e l`accoglienza della piazza è calorosa. Forse ancora più affettuosa di quando, pochi minuti prima, aveva fatto il suo ingresso sul sagrato Giorgia Meloni. Potrebbe essere un dettaglio, certo. Ma la storia racconta di un Silvio Berlusconi che ha sempre avuto un rapporto piuttosto conflittuale con il Quirinale, a partire dal settennato di Oscar Luigi Scalfaro (1992-1999) fino alla presidenza di Giorgio Napolitano (2015-2006). Un`interazione fatta di continue incomprensioni, a tratti di vera e propria ostilità. Per uscire fuori dal lessico buonista, una vera e propria guerra. Il più delle volte sotto traccia, ma con diversi - e ben noti - scontri pubblici. Tutti, peraltro, senza esclusione di colpi.
Insomma, che la piazza riunita ieri a Milano per tributare l`ultimo saluto al Cavaliere accolga con tanto affetto il capo dello Stato non è cosa scontata. Non tanto perché Mattarella viene da un storia politica e personale ben diversa da quella di Berlusconi, quanto perché per ben tre lustri buoni - dal 2000 al 2015 - c`è stata una decisa polarizzazione tra le ragioni del centrodestra a trazione berlusconiana e quelle del Colle. Una contrapposizione a tratti durissima, politicamente parlando persino «violenta».
Negli anni a venire, certo, la conflittualità è andata scemando, forse persino sparendo. Per una serie di ragioni, non solo politiche, ma anche umane e personali. E così, a quasi trentanni dallo scontro all`arma bianca con Scalfaro (uno dei presidenti della Repubblica più divisivi), il cerchio si chiude con Mattarella in prima fila ai funerali di Stato di Berlusconi. Una presenza che non è solo istituzionale, ma anche simbolica. Con le esequie del Cavaliere trasmesse in diretta a reti (quasi) unificate e con il capo dello Stato in prima fila e in primo piano.
Un gesto non solo simbolico. Anzi. Soprattutto alla luce delle polemiche sull`opportunità del lutto nazionale. Che, hanno detto alcuni, non è stato dichiarato nemmeno per Giovanni Falcone o Paolo Borsellino. Mattarella, nonostante la sua storia familiare, ha scelto di essere presente. Non solo per dare un messaggio di concordia nazionale, ma anche perché - pur nelle distanze - ha riconosciuto a Berlusconi un ruolo di stabilizzatore del quadro politico italiano.
Nonostante le sue grandi perplessità, infatti, il Cavaliere non pose il veto a Matteo Salvini quando si trattò di far nascere il governo guidato da Giuseppe Conte, così come diede il suo via libera all`esecutivo di Mario Draghi. Al netto dei grandi dissidi sulla lista dei ministri, perché - come è ormai noto - il leader di Forza Italia aveva dato tre nomi che l`ex presidente della Bce decise di non accogliere. Sarebbe potuto essere il momento della rottura, così violenta da chiudere le porte persino ad una personalità così autorevole come quella di Draghi. Invece, nonostante il braccio di ferro, Berlusconi diede il suo via libera.
Ed è questo che gli riconosce Mattarella: la garanzia di una governabilità comunque vadano le cose che Berlusconi ha dato negli ultimi anni. Ecco la principale ragione per cui il capo dello Stato ieri era nel Duomo. Senza applaudire, forse anche perché le liturgie ecclesiastiche non lo contemplano, ma comunque in prima fila. Ad assistere alle esequie prima e a stringere la mano dei cinque figli quando il feretro stava per lasciare la piazza. Un gesto che non è solo umanità e comprensione del dolore, ma che inevitabilmente diventa politico. Il tributo a un uomo a cui il capo dello Stato - nonostante le distanze politiche e umane - riconosce di «aver segnato la storia della nostra Repubblica».
E che, ha detto Mattarella nel giorno della morte di Berlusconi, «ha progressivamente integrato il movimento politico da lui fondato nella famiglia popolare europea», favorendo «continuità nell`indirizzo atlantico ed europeista della nostra Repubblica». Un riconoscimento non scontato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.