Meloni in diretta tv modifica il decreto: "Taglio delle accise con più gettito Iva"

La premier a reti "unificate": la vedono in dieci milioni (come per Mattarella a fine anno) Mes, versola ratifica.

Meloni in diretta tv modifica il decreto: "Taglio delle accise con più gettito Iva"

Già dalle prime ore della mattina, Giorgia Meloni ha ben chiaro quanto sia stata inefficace la controffensiva del giorno prima sul delicatissimo tema del caro-benzina. La puntata monografica dei suoi appunti social, infatti, non solo non ha sopito la polemica, ma l'ha persino inasprita. Così, verso ora di pranzo, a Palazzo Chigi inizia a circolare la voce di una possibile conferenza stampa pomeridiana della premier, ipotesi che viene poi accantonata. Meglio, secondo la presidente del Consiglio, due interviste a Tg1 e Tg5. Diverse ma in parallelo. I due telegiornali, infatti, aprono l'edizione delle 20 con la premier. Non è tecnicamente un messaggio a reti unificate, ma coprendo quasi dieci milioni di ascoltatori per uno share complessivo di oltre il 47% (dati Auditel dell'11 gennaio) - poco ci manca. Nel messaggio di fine anno dello scorso 31 dicembre, infatti, Sergio Mattarella ha fatto registrare 10 milioni e 643mila spettatori. L'obiettivo di Meloni, ovviamente, è quello di spiegare le ragioni del mancato taglio delle accise e dell'impennata del prezzo della benzina. Ribattere a quelle che la premier definisce «mistificazioni» e ribadire che «in campagna elettorale non ho mai parlato di taglio delle accise». Nel programma di Fdi, dice, «si parla di sterilizzazione delle accise». Il che significa che «se il prezzo sale oltre una determinata soglia, quello che lo Stato incassa in più dall'Iva verrà utilizzato per abbassarlo». Un concetto su cui la premier si sofferma non certo casualmente, visto che qualche ora prima lo stesso ragionamento lo aveva fatto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti. A 48 ore dal via libera la decreto Trasparenza, infatti, Palazzo Chigi è costretto a tornare sui suoi passi e rimettere mano al provvedimento contemplando espressamente un intervento sul costo della benzina qualora l'extragettito derivante dall'Iva lo consenta. Non è il taglio delle accise, ma di certo è un passo nella direzione auspicata da Lega e Forza Italia, oltre che dai gestori. Un cambio di linea rispetto a martedì, quando l'unico obiettivo del decreto era fare fronte a rincari dovuti essenzialmente alla speculazione. Anche perché il prossimo passo è quello di convincere i benzinai a congelare lo sciopero. Un'agitazione che rischia di esacerbare gli animi degli utenti, già alle prese da settimane con il caro-prezzi. Di qui, la scelta di tendere la mano ai gestori, che la premier incontrerà oggi a Palazzo Chigi «per dirgli che non c'è alcuna volontà di fare scaricabarile». L'obiettivo, insomma, è quello di mettere un freno al caos di questi giorni, dovuto all'aver sottovalutato l'impatto del caro benzina sull'opinione pubblica e all'aver derubricato il tutto a un fenomeno speculativo (che, anche se davvero lo fosse, non costituisce certo una buona ragione per supporre che i cittadini non ne chiedano conto al governo di turno). Peraltro, a breve ci sarà un altro banco di prova importante se, come pare, il governo si sta preparando a ratificare il Mes (ieri Meloni ha incontrato i vertici del Meccanismo europeo di stabilità auspicando «correttivi», ma il via libera dell'Italia non sembra in discussione).

Resta sullo sfondo, invece, il dossier migranti, più di appeal per l'elettorato di centrodestra. A Palazzo Chigi, infatti, si continua a lavorare su un viaggio di Meloni in Libia dal valore anche simbolico. Mentre sul fronte gas è già in agenda per il 22 e 23 gennaio una visita di Stato in Algeria.

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