Sito in tilt e diretta a singhiozzo: al guru del web serve un tecnico

Il messaggio dell'ex comico è un fallimento tecnologico. Un paradosso per chi sogna di trasferire la democrazia in rete

Sito in tilt e diretta a singhiozzo: al guru del web serve un tecnico

Date a Grillo un tecnico capace. La diretta dell'attesissimo controdiscorso di Capodanno ha fatto cilecca. Sarà stata l'ansia da prestazione per il tele-duello con il capo dello Stato, saranno stati – molto più probabilmente – i troppi accessi contemporanei. Ma alle 20.30 del 31 dicembre il blog del leader del Movimento 5 Stelle era irraggiungibile: una pagina bianca e muta compariva sugli schermi dei computer. Voleva gabbare Napolitano e invece l'anziano inquilino del Colle ha beffato lui. Mentre il comico non riusciva ad andare online, il presidente della Repubblica parlava a reti e siti web unificati.

I server del più tecnologico dei politici hanno fatto il botto? Pare proprio di sì. Un eccesso di clic ha reso inaccessibile il sito per i primi minuti del discorso. Cose che capitano, cose che si possono facilmente prevedere e agevolmente evitare, avendo una qualche competenza nel settore. Per esempio, basta comprare più banda, che significa, in soldoni, rendere possibile l'accesso a un sito a più persone contemporaneamente. Sarà stata colpa della nota tirchieria del comico? Impossibile saperlo. Di sicuro è stata una figuraccia. Ma soprattutto un paradosso. Perché Grillo è l'alfiere della democrazia diretta, del cittadino che si fa attore della cosa pubblica attraverso la rete. È lui quello che vagheggia un Parlamento digitale in cui tutti i cittadini, comodamente slombati sui loro sofà, bocciano e approvano le leggi dello Stato. Ma solo a parole. Alla prova dei fatti tutti i suoi futuristici tecnoprogetti vengono bocciati. Dimostrando che tra il dire e il fare c'è di mezzo una tecnologia che, a detta degli esperti, non è ancora disponibile sul mercato.

Quello dell'altro ieri non è il primo tecnoflop del comico e del suo sodale Gianroberto Casaleggio, sedicente guru del web. Stesso canovaccio con le «Parlamentarie». Il duo invita tutti gli iscritti a precipitarsi sul sito del Movimento per scegliere i candidati pentastellati, ma il blog è lento e a tratti non funziona. In quell'occasione il comico inaugura un paravento dietro al quale si nasconderà in molte occasioni: l'attacco hacker. Gli internauti «cattivi» che mettono i bastoni tra le ruote agli internauti «buoni» e rompono le uova nel paniere ai poveri grillini.

Un trucchetto che userà anche in occasione delle «Quirinarie», la consultazione online per scegliere il nome del candidato presidente della Repubblica. Anche in questo caso Grillo lamenta un attacco che avrebbe manomesso i risultati. Elezioni da rifare. Una storia che faceva acqua da tutte le parti e che ha gettato pesanti ombre sulla gestione, alquanto opaca, di queste votazioni. Per non parlare delle piattaforma interna al Movimento.

Annunciata nel 2009 e inaugurata quattro anni dopo, tra problemi tecnici e critiche degli iscritti. Alla faccia della democrazia dal basso.

Insomma, fino ad ora, la web democracy a Cinque Stelle è stata una lunga collezione di insuccessi. Tecnici e politici. Dato che, in tutti i casi, il numero dei partecipanti è stato piuttosto esiguo. Fino ad arrivare al botto di fine anno. L'ennesimo flop di un politico che si riempie la bocca con la chimera della tecnologia ma non riesce neppure a pianificare una diretta streaming.

Alla fine Grillo è rimasto sempre lo stesso, quello che dieci anni fa, in uno spettacolo che oggi pare profetico, sfasciava un computer a colpi di martello. Chissà che non lo abbia fatto anche la sera dell'ultimo dell'anno...

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