“Metodo mafioso…”. Delirio di Rosy Bindi contro Meloni

L'ex presidente della Commissione Antimafia si scaglia furiosamente contro Meloni: "Usa un metodo mafioso, mi auguro che gli italiani non vedano solo le tv di Berlsuconi"

Rosy Bindi a Tagadà
Rosy Bindi a Tagadà
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Il labile confine tra diritto di critica e insulto gratuito, questa volta, forse si è annullato definitivamente. Nelle parole di Rosy Bindi a proposito delle affermazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni non si capisce dove finisce il diritto di parola e dove inizia il “diritto” all’offesa. Incalzata a Tagadà su La7, nel merito del caso Almasri, l’ex presidente della Commissione Antimafia accusa la leader di FdI di usare un “metodo mafioso e fascista”.

Nessun errore di battitura. Il pensiero di Bindi viene pronunciato senza timore in diretta. “Mi assumo la responsabilità delle parole che sto usando. Quello di Giorgia Meloni è un metodo mafioso e fascista: denigrare chi si ritiene essere l’avversario di quel momento”, esordisce l’ex avversaria politica di Silvio Berlusconi. Il motivo, secondo la logica della Bindi, è presto detto: “Pensiamo alle vittime di mafia: spesso la vittima non è mai una vera vittima, è sempre qualcuno che ha fatto qualche cosa di molto grave per cui quello che fa è sempre in qualche modo funzionale ad altro e non al perseguimento della giustizia. Questo è gravissimo“.

In particolare, l’esponente della sinistra fa riferimento al metodo di comunicazione utilizzato dalla premier nel video-messaggio di pochi giorni fa. Oltre ad avvisare di avere ricevuto un “avviso di garanzia” per i reati di peculato e favoreggiamento, la premier aveva fatto nomi e cognomi sia del procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi sia dell’avvocato Luigi Li Gotti, l’ex senatore che ha presentato l’esposto sul caso Almasri. Una contromossa mediatica che non ha convito la Bindi. “Mi fa impressione tutto il modo con il quale la maggioranza di governo si sta comportando. Basti pensare al rendere pubblico il carteggio tra il procuratore Lo Voi e il sottosegretario Mantovano per gli aerei di stato o l’andare a ricercare le militanze politiche di Li Gotti, peraltro sbagliandole perché lui è stato un compagno di partito della Meloni“, sostiene.

Da parte della premier, secondo la Bindi, c’è un uso “aggressivo” dei mezzi di comunicazione e un “utilizzo personale” della televisione pubblica. “Io mi auguro che gli italiani non vedano soltanto il Tg1, i 5 minuti di Vespa, le tv di Berlusconi con questo assurdo paragone con il ’94”, conclude.

Dall’ex membro del Parlamento europeo nessuna parola sulla magistratura politicizzata e sulla quantomeno ambigua somiglianza tra gli attacchi subiti dall’allora premier Berlusconi e il terremoto giudiziario dell’attuale esecutivo di centrodestra.

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