«Mia nonna Colleoni si rivolta nella tomba»


Massimo Malpica

«Mia nonna, che era una camerata vera e una storica simpatizzante missina, si sta rivoltando nella tomba. Ne sono certo. Aveva lasciato tutto il suo patrimonio al partito fidandosi di Gianfranco Fini affinché utilizzasse la casa di Montecarlo per la “buona battaglia” di Alleanza nazionale. E invece guardate com'è finita: lì ci abita al cognato, il passaporto della compagna finito a quell'imprenditore latitante Corallo, le off-shore collegate a quel tipo lì, il broker, Walfenzao in rapporto con gli amici più stretti di Fini. Sono inorridito».
Lo è davvero, inorridito, Paolo Fabri, nipote della contessa Anna Maria Colleoni che donò tutto il suo patrimonio immobiliare all'ex partito presieduto dal cognato di Giancarlo Tulliani. Non sa più cosa dire, cosa pensare. Commenta amaro: «L'impressione è la stessa di due anni fa e dei giorni precedenti alle novità del passaporto di Elisabetta Tulliani e della nuova off-shore immobiliare a Santa Lucia di Giancarlo. E cioè che Fini sapesse bene com'era avvenuta la vendita della casa di nonna a Montecarlo a quella società anonima dei Caraibi a un prezzo, obiettivamente, da ridere. Tant'è vero che anche l'altro giorno ha ri-confermato, senza pudore, che non si dimetterà. Sorvolo sulle cose fatte a sua insaputa, sulle promesse di dimettersi qualora fosse uscito fuori che c'era il cognato dietro l'acquisto della casa, sullo scaricabarile nei confronti dei familiari. Sono delusissimo da lui come lo è l'intero popolo di centrodestra che si sente letteralmente tradito da quest'uomo politico che nella tomba, oltre alla mia cara nonna, farà rivoltare anche Almirante. Pensava di averla fatta franca dopo l'inchiesta del Giornale e le battaglie giudiziarie della Destra di Storace. E invece ecco l'Espresso, ecco le prove che chiudono il cerchio. Il tempo è galantuomo».
Una cosa positiva, però, il nipote della contessa la trova: «La casa di nonna in via Paisiello ai Parioli, lasciata pure quella ad An, non è finita in brutte mani solo per un pelo. A fronte di offerte specifiche, come ce ne furono di interessanti per quella in Boulevard Charlotte nel Principato, non è stata mai affittata né venduta. È stata tenuta lì in stand by forse per farle fare la stessa fine al momento giusto, altrimenti non si spiega che tutti gli altri immobili di minor prestigio li avevano venduti e quelle due no».
Poi c'è il processo civile contro Fini, «ultima flebile speranza per ottenere uno straccio di giustizia» commenta Fabri. Che aggiunge: «Nel caso in cui il testamento olografo di mia nonna fosse dichiarato inefficace perché i destinatari del bene non hanno dato seguito ai desiderata di Anna Maria Colleoni che vincolava l'uso del bene alla “buona battaglia” del partito, entreremo in corsa anche noi. Ma sinceramente, per come si è evoluta l'inchiesta penale, non sono molto fiducioso.

Comunque vi dico che nonna davvero si è rivoltata nella tomba a vedere come Fini ha trattato un bene del partito. E se esiste un aldilà, beh sono certo che oltre alle vostre meritorie inchieste giornalistiche una mano, da lassù, ve la dà proprio lei».
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

massimo.malpica@ilgiornale.it

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