Onorevole Nicola Danti, lei è capodelegazione del Terzo Polo nel parlamento europeo. Si aspettava il Big Bang di questi giorni?
«L'improvviso dietrofront di Calenda ha lasciato attoniti anche molti colleghi europei, che non riescono a spiegarselo. A Bruxelles già da diversi mesi ci muovevamo da partito unico. Lo stop voluto da Azione non ha nessuna giustificazione».
E lei come lo spiega?
«Se la ricorda la favola di Esopo sul lupo e sull'agnello? Chi è abituato ad usare falsi pretesti ricostruisce una sua verità alterata. Nei fatti, non c'è mai stata alcuna divergenza sui temi o sul lavoro parlamentare: per questo ho definito questa rottura incomprensibile».
Se il progetto di un centro riformista è arrivato al capolinea, nelle prossime elezioni europee c'è il rischio di regalare al centrodestra melonian-berlusconiano l'elettorato che non si riconosce in una sinistra sempre più corbynian-grillina?
«Per questo sento ancora più forte l'esigenza di dare una casa più grande a riformisti, liberali e popolari che oggi non sono rappresentati dal duo Meloni-Schlein. Faremo questo contenitore, con Calenda, se e quando dovesse capire l'errore che ha commesso, o anche senza. Non possiamo consentire che tanti moderati vengano schiacciati da FdI e dall'alleanza Pd- M5S».
Lo scenario europeo vede una crisi del bipolarismo storico Ppe-Pse, con l'ingresso di nuovi giocatori a destra e nel centro macroniano. Quali sono i rischi e le potenzialità?
«Più che gli attori protagonisti, mi interessa partire dai temi già iscritti nell'agenda Ue: transizione ecologica, debito comune per la crescita, sostegno alle democrazie contro le dittature. È su questi temi che Renew Europe farà la differenza. In Italia stavamo costruendo le basi proprio per rafforzare questa esperienza europea. È stato da irresponsabili metterla così in crisi. Ma noi continueremo a fare politica, senza rincorrere i falsi pretesti del lupo».
Lei è uscito dal Pd con Italia viva. Cosa pensa dell'evoluzione «schleiniana» dei Dem?
«Mi chiedo se sia ancora il partito in cui sono stato per tanti anni. Le dico la verità: quello di Elly Schlein non è più il Pd, ma una formazione della sinistra populista che ha prelevato l'agenda di Giuseppe Conte.
La nuova segretaria non dice con la dovuta chiarezza la sua su questioni fondamentali. Quando inizierà a farlo, ci sarà da divertirsi. Un primo esempio? Il termovalorizzatore di Roma, struttura fondamentale per la Capitale, che mi sembra già molto poco gradita dal Nazareno».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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