Caro Vidocq, la tua eredità è in buone mani. Lascia che spieghi a chi non ti conosce chi sei e che razza di leggenda rappresenti nella nostra memoria, senza timori di esagerare. Sia detto agli ignari: Vidocq in realtà si chiama Bruno, ma si è meritato il mitico soprannome - doveroso omaggio all'imprendibile filibustiere di Francia - nell'arco dei cinque anni liceali. Nessuno di noi, compagni suoi e testimoni di cotanta epopea, potrà mai dimenticare. Che storia, ragazzi. Approdato timidamente alle superiori, l'inesperto Bruno impiega pochissimo a prendere le misure e a manifestare il suo inarrivabile talento. L'aula gli sta stretta, le ore di lezione lo soffocano. Come studente è anche capace, sui suoi risultati niente da dire: ma per piacere non gli chiedano di restare seduto al posto dalla prima all'ultima ora, sei giorni su sei. Umanamente insostenibile, per un temperamento come il suo. Eccolo così dispiegare nel modo più naturale tutta l'inventiva e tutto l'estro necessari al pronto riscatto, in una lotta senza quartiere che ha pochi eguali nella storia della scuola italiana. Tanti hanno saltato tante lezioni, chi lo nega. Per fare politica, per evitare interrogazioni, per godersi la fidanzata. Ma Bruno vanta qualcosa di unico e di inimitabile, nel suo curriculum: Bruno se ne andava per il solo gusto di andarsene, diciamo pure per orgoglio personale, in una sfida serrata con il chiuso dell'aula e con il controllo dei professori. Aveva dentro una molla tutta sua, inspiegabile e indefinibile. Se ne andava anche quando non c'era alcun motivo per andarsene. Se ne andava persino quando a scuola ci stava bene. Se ne andava perchè questo era il richiamo e la vocazione. Nessuno più di lui, mai, ha meritato l'onore di quel soprannome: Francois Vidocq, l'imprendibile. Da allora, molti faticano a ricordare che in realtà si chiama Bruno. Lui è per tutti e per sempre Vidocq, e non c'è altro da dire.
Tornando a noi, leggendario compagno degli anni migliori: sì, puoi essere fiero, la tua eredità è in buone mani. Le giovani generazioni non riescono più ad esprimere un mito paragonabile al tuo, ma puntano tutto sulla forza del collettivo: mediamente, sono tra i primi al mondo. Non sono chiacchiere da bar: l'alto riconoscimento arriva direttamente dall'Ocse, e scusa se è poco. Nella recente indagine sugli studenti quindicenni di tutto il mondo, soltanto Turchia e Argentina possono vantare una percentuale più alta di evasioni scolastiche. Al cospetto del tuo talento, vecchio amico, nemmeno provo a definire questo assentarsi con i verbi ridicoli delle varie zone italiane: bigiare, fare sega, marinare. È imbarazzante, sembrano sgarbi da signorine. Il tuo esempio imperituro non può subire una simile umiliazione: le tue non erano bigiate, ma quali bigiate, le tue erano a pieno titolo evasioni. Perchè tu eri capace di presentarti davanti a scuola, di darci un saluto, magari di frequentare la lezione che ti interessava o ti conveniva, ma poi in un modo o nell'altro ti volatilizzavi. E non c'era verso di fermarti, per quanti bidelli potessero sguinzagliarti alle calcagna. Vidocq, senza piaggeria: eri un artista. Maneggiavi giustificazioni come carte da poker, falsificavi firme come un nuovo Giotto, inventavi malanni come il più incallito dei falsi invalidi. Io non posso dire che cosa si inventino e come si muovano i tuoi eredi: so tuttavia per certo che spesso non esprimono niente di personale, nessun talento e nessun parto della fantasia, potendo contare direttamente sulla copertura e sulla complicità dei genitori, più bugiardi e più incoscienti di loro. Lo so, la sola idea che qualcuno possa saltare scuola grazie all'aiuto dei genitori ti scatena gastriti e sfoghi d'orticaria, ma questi sono i tempi, caro mio, e c'è poco da fare. Siamo finiti in un mondo ribaltato: professori che conosco bene mi raccontano di alcuni ragazzi, del tutto decisi a frequentare, costretti da padri e madri a saltare qualche giornata per i più svariati motivi domestici, dal ponte sulle nevi alla simpatica grigliata in riviera. Troppo facile, così, essere oggi terzi al mondo. Quando tu eri il numero uno, i padri lavavano nel sangue (delle cinghiate) i tentativi di evasione scoperti dall'odiata intelligence. Quella sì era una classifica vera. Ci segnala l'Ocse che qualcosa del genere sopravvive ancora, nei luoghi più remoti: la provincia di Shanghai geme in coda alla classifica mondiale con il 99,2 per cento di studenti che non salta la scuola. Non chiediamoci il motivo, temo sia abbastanza chiaro.
Vidocq, da quelle parti sarebbe dura anche per te, ancora oggi. Troveresti pane per i tuoi denti. Viene precisato però che gli studenti cinesi sono in testa a tutte e tre le speciali classifiche di competenza, lettere, matematica e scienze. Che ne dici, ci sarà un nesso?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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