La mia attività di conferenziere, così come la presentazione di libri, mostre e iniziative culturali di enti privati o pubblici, non è mai stata in «conflitto d'interesse» con i miei compiti istituzionali di tutela e conservazione dei beni culturali. La legge 20 luglio 2004, n.215 dice che «il titolare di cariche di governo, nello svolgimento del proprio incarico, non può esercitare attività professionali o di lavoro autonomo in materie connesse con la carica di governo». E che il conflitto sorge quando «chi adotta un atto di governo o omette un atto dovuto compie quella scelta perché comporta un effetto specifico e preferenziale sulla sua sfera patrimoniale o su quella di un parente, con danno per l'interesse pubblico». Sfido chiunque a trovare un atto da me firmato, anche solo una lettera, con la quale io abbia potuto agevolare miei interessi.
Le mie deleghe riguardano i beni culturali. Quale sarebbe il conflitto con la giuria di Miss Italia? Dov'è il conflitto d'interesse tra il ruolo di Sottosegretario e la presentazione di una mostra su Andy Warhol (pagata da privati), una Lectio magistralis su Caravaggio (pagata da privati), la partecipazione a una mostra di artisti contemporanei (anch'essa pagata da privati) o uno spettacolo teatrale su Michelangelo? Quella che Il Fatto Quotidiano, con artificiosa suggestione, definisce «industria fondata sull'arte di procacciare attività», non è altro che una normalissima attività, come lo può essere quella del giornalista che partecipa a una conferenza, presenta un libro o porta in scena uno spettacolo teatrale. In nessuna circostanza, comunque, mi sono trovato in conflitto d'interesse con il ruolo istituzionale, tanto è vero che l'AgCom, con provvedimento del 17 maggio 2023, ha ritenuto insussistente qualsivoglia incompatibilità ai sensi della legge n. 215/2004.
Non solo, per evitare potenziali conflitti, viene di volta in volta fatta un'attenta verifica, tanto che agli organizzatori di mostre e conferenze viene chiesto contrattualmente di dichiarare che si tratta di iniziative che non godono di patrocinio o finanziamenti del ministero della Cultura. Dunque come nasce la campagna di delegittimazione? Tutto ha inizio dal fraudolento accesso ad alcuni account di posta elettronica utilizzati per diffondere dei documenti anonimi e pieni di falsità. Mai nessun rimborso per iniziative non istituzionali è stato chiesto dal Sottosegretario, né dai collaboratori del suo Ufficio, cosa facilmente riscontrabile dai documenti al ministero. Io viaggio con una mia auto e un mio autista, pagati da me, e nonostante la legge preveda che per le missioni possa avere il rimborso delle spese di carburante, non l'ho mai chiesto. Mai.
Ma Il Fatto Quotidiano, invece di verificare le parole di ignoti «corvi», ha preferito dare «dignità» di notizia a una lettera anonima (per la quale è stata depositata una denuncia alla Polizia Postale) con allegati ottenuti violando apparecchi informatici e telefonici in uso al Sottosegretario e ai suoi collaboratori, diffondendo altresì dati coperti dal vincolo della riservatezza e della privacy. Ma vediamo tutte le accuse.
Vicenda Fondazione principe Pallavicino
Da alcuni anni coordino l'attività di promozione della prestigiosa Collezione d'arte, attraverso l'allestimento di mostre e conferenze, finanziate con risorse private. Gli emolumenti corrisposti dalla Fondazione Pallavicino, regolarmente fatturati e tracciati, allo storico e critico d'arte (e non al Sottosegretario!) fanno chiaramente riferimento a questa attività.
L'aver messo in relazione il pagamento di questi emolumenti con le mie denunce contro la realizzazione di obbrobri architettonici che rappresentano uno sfregio al decoro urbanistico della città è un deliberato travisamento dei fatti, tale da indurre il lettore a credere che ci sia stato un «do ut des». Un'illazione contro cui agire in sede civile.
"Pro Biennale"
È falso quanto asserito dal Fatto là dove scrive che Vittorio Sgarbi «seleziona l'artista Barbara Pratesi per la Biennale e lei gli paga 4.500 euro». Il giornale ha trasformato una semplice rassegna d'arte contemporanea promossa dall'associazione privata «Pro Biennale» (presieduta dal signor Salvo Nugnes) con la più prestigiosa «La Biennale di Venezia»: confusione assai rivelatrice dell'inattendibilità con cui l'autore, Thomas Mackinson, ha confezionato questa ennesima poltiglia di supposizioni e bugie. Di quest'altra manipolazione, che lascia intendere un conflitto d'interesse inesistente, il giornale sarà chiamato a rispondere.
Rimborsi
Anche in questo caso Il Fatto Quotidiano continua nella diffusione di ricostruzioni mendaci. Il 9 agosto vero è che sono stato a Messina per la presentazione di un documentario cinematografico su invito di un'associazione culturale, ma omette di dire che quell'iniziativa è coincisa con altre di carattere istituzionale, facilmente documentabili: il sopralluogo al Museo Regionale di Messina e in alcune chiese cittadine e gli incontri istituzionali con il sindaco e l'assessore regionale al Turismo per la programmazione di iniziative congiunte. L'essere storico e critico d'arte, e al contempo Sottosegretario alla Cultura, non può essere certamente considerato un impedimento. Inoltre, viene omesso un dettaglio: pur essendo formalmente «in missione», io non ho chiesto e ottenuto rimborsi.
Come pure il capo della Segreteria che, tra l'altro, non era neanche presente a Messina per sopravvenuti imprevisti personali. Risulta falsa, infine, la ricostruzione secondo cui, al rientro a Roma, «il Sottosegretario chiede il rimborso per le missioni del 9 e 10 settembre». Io non ho chiesto alcun rimborso e nemmeno il capo della mia segreteria. Solo una dipendente dell'Ufficio di Diretta Collaborazione, al mio seguito, ha chiesto (peraltro legittimamente, essendo in missione) il rimborso di un biglietto del treno da Paola a Roma, e ciò perché il rientro inizialmente previsto dall'aeroporto di Catania a Roma, è avvenuto dalla Calabria. L'Ufficio Missioni ha risposto che il rimborso di quel biglietto, secondo il regolamento, non era ammissibile: nessun rimborso è stato effettuato.
Arpino
Anche per la missione del 15 maggio 2023 ad Arpino, Il Fatto si avventura in un'altra ricostruzione falsa. Premesso che anche in quella occasione non è stato chiesto e ottenuto alcun rimborso, né dal sottoscritto né dai collaboratori, la ragione istituzionale di quella visita è agli atti del Comune di Arpino: riportare in città (di cui, all'epoca, non ero ancora il sindaco) il seicentesco dipinto della «Crocifissione» di Francesco Trevisani, incautamente finito in una stanza degli uffici del Distretto sanitario di Sora e, grazie al mio intervento, riportato ad Arpino+, dove era originariamente custodito. Un'altra calunnia.
La figlia della domestica
Riguardo infine al riferimento alla «figlia della domestica assunta dal Sottosegretario» - a parte il tono sprezzante e anche un po' razzista con cui Il Fatto umilia una persona preparata - l'autore omette di scrivere che si tratta di una ragazza che parla 4 lingue e che si è brillantemente laureata all'Università La Sapienza di Roma in Marketing e Comunicazione.
Una ragazza figlia di emigrati, alla quale è stata data una opportunità non perché «figlia di», ma perché ha delle competenze acquisite studiando. Insomma, non un «giornalista professionista» (sic) alla Mackinson che non sa distinguere un'associazione privata (la Pro Biennale) dalla Biennale di Venezia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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