Niente condanna per lo stupratore La colpa è tutta della «psicosi Nas»

MilanoIn carcere c'era finito qualche mese fa. E con un'accusa decisamente pesante: violenza sessuale. Jian W.F., cinese di 33 anni, il 7 luglio scorso, primo giorno di saldi estivi, aveva tralasciato gli sconti e badato al «sodo». Così, in pieno giorno, non si era certo fatto particolari scrupoli a seguire una donna fin dentro il camerino dell'arcinota boutique «Diesel» di piazza San Babila per abusare di lei. Intorno alle 15.30 di quel sabato afoso, infatti, l'uomo aveva puntato la sua preda per strada. Senza dare nell'occhio, l'aveva poi seguita fin dentro il negozio, aveva vagato tra i banconi in attesa del momento opportuno e...Tac! Non appena Melissa P., la cliente 36enne che piaceva tanto a Jian, era entrata nel camerino per provare un paio di jeans e qualche maglietta, lui l'aveva seguita quatto quatto. Quindi era entrato pure lui, si era chiuso la porta dietro le spalle e, dopo averle messo una mano sulla bocca, aveva cominciato a toccarla, indugiando soprattutto proprio dove non avrebbe dovuto.
Inutile sottolineare che la povera Melissa aveva vissuto istanti di vero terrore. La donna, però, non si era persa d'animo. E, riuscita a divincolarsi da quella «piovra umana» di Jian, aveva chiesto aiuto a gran voce. Il cinese, così, era stato prima bloccato dagli addetti alla sicurezza della jeanseria e poi consegnato alla polizia.
Lo straniero, però, non si era calmato nemmeno a San Vittore. E, una volta dietro le sbarre era arrivato a molestare persino le infermiere del carcere.
Un vero maniaco? Forse. Non per la legge, però. Che lo considera un malato. Un pover'uomo che quindi è impossibile accusare di un crimine tanto abominevole come lo stupro.
Cos'è successo in questi mesi di carcere? È accaduto che lo straniero, grazie anche a un legale coi fiocchi, è stato sottoposto a una perizia. In base alle conclusioni dell'accurata analisi, quindi, Jian sarebbe risultato affetto da «psicosi Nas», una patologia in grado di cancellare al momento del fatto la capacità di intendere e di volere. Per questa ragione il gip milanese Giuseppe Gennari lo ha dichiarato «non imputabile». E ha deciso che l'uomo dovrà stare minimo due anni in un ospedale psichiatrico.
L'incapacità di intendere e di volere, ovviamente, ha impedito anche la condanna al risarcimento del danno alla donna che era stata aggredita nel camerino della boutique «Diesel» a luglio. «Le richieste della parte civile malauguratamente non possono essere accolte» scrive infatti il giudice. Un fatto questo che, probabilmente, Melissa P. non deve aver preso tanto bene.
Secondo il magistrato «la patologia di cui soffre l'imputato determina il concreto pericolo di reiterazione di condotte analoghe. Jian W.F. durante la sua detenzione ha molestato infatti personale infermieristico del carcere.

Tale patologia costituisce un presupposto della pericolosità sociale dell'imputato e determina la necessità di essere sottoposti a terapie che non possono essere affidate alla semplice buona volontà dell'imputato stesso». Di qui, quindi, la necessità della misura di sicurezza del ricovero per il cinese in un ospedale psichiatrico per almeno due anni.

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