No, è stato Monti a ridurci in pezzi

I media anti Cav nascondono i veri motivi del downgrade. Con un esecutivo democrat scatterebbe il commissariamente Bce

No, è stato Monti a ridurci in pezzi

Fitch ha abbassato il rating del debito pubblico dell'Italia da A- a B, dopo che lo avevano fatto Moody's e Standard&Poor's. Il giudizio di Fitch condanna Monti e Bersani. Infatti - dice questa agenzia - l'Italia subisce la recessione più elevata d'Europa. Ciò fa salire il rapporto del debito al Pil, a causa della diminuzione di questo. Il risultato delle elezioni non è stato decisivo e un governo debole potrebbe portare il nostro debito/Pil a quota 130. Dunque Fitch boccia Monti con una motivazione analoga a quella di Moody's dello scorso luglio, che aveva degradato il rating italiano da A a B, in quanto la manovra montiana avrebbe avuto effetti recessivi che avrebbero complicato la situazione. Allora i media anti Berlusconi cercarono di far credere che il giudizio di Moody's dipendesse dall'incertezza politica relativa alle elezioni di un anno dopo. Ma esso coincideva con quello di Standard&Poor's che aveva ridotto la valutazione dell'Italia da A a B perché vedeva i rischi di una nostra prolungata recessione. La motivazione di Fitch di venerdì sera (a borse chiuse per non incorrere nell'accusa di turbativa del mercato per cui i suoi capi sono indagati dal tribunale di Trani) riprende questa tesi perché la recessione c'è, ed è maggiore del previsto. Anche ora i media anti berlusconiani hanno riportato in modo incompleto questo degrado di rating e sostengono che esso dipenda dal «risultato non decisivo» delle elezioni. Vogliono difendere l'immagine di Monti «salvatore della patria» e spingono per il governo Bersani, con voti d'accatto. Ma come si è visto, Fitch condanna l'ipotesi del governo debole. In effetti il programma di Bersani avvalora tali preoccupazioni. In esso, invece che la crescita, campeggiano misure come il reato del voto di scambio, maggiori pene per il falso in bilancio (un po' comico dopo i bilanci falsi del Monte dei Paschi), norme più aspre per il conflitto di interessi. Per l'economia c'è il salario minimo garantito e un compenso minimo per chi non ha copertura contrattuale che fa il paio con il reddito minimo per o senza lavoro proposto da Grillo. L'opposto della maggior flessibilità del mercato del lavoro, necessaria per farci uscire dalla crisi, come dice la Bce. Vi è anche il rifiuto a ogni condono e quindi anche a quello discendente dell'accordo con la Svizzera per i capitali esteri, che ci darebbe 30 miliardi subito e 4 in più all'anno. C'è l'ulteriore aumento dell'Imu sui ceti medi per toglierla sulla prima casa di chi ora deve meno di 500 euro. Se aggiungiamo l'assalto dei grillini alla Tav in Val Susa è chiaro che in questo programma non c'è crescita, né risanamento. Pur di far fare a Silvio la fine di Craxi, i circoli anti Pdl ingoiano qualsiasi cosa e sponsorizzano Grillo. Che, del resto, ora ha il plauso di Murdoch, magnate di media concorrente di Mediaset. Le agenzie di rating non hanno più il peso del passato e la sorte del nostro debito dipende soprattutto dalla Bce. Ma sin quando c'era una agenzia che ci dava la A, ufficialmente noi non eravamo ancora in B. Ora lo siamo.

Però se ci fossero i problemi gravi ci sarebbe l'aiuto della Bce in cambio del commissariamento dell'Italia da parte del Fondo monetario e di Bruxelles. Così sarebbe l'intera Italia a esser ammanettata.

di Francesco Forte

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