Roma - «Non c'era bisogno dell'ennesima dimostrazione perché fosse chiaro: questo cosiddetto movimento antagonista ha una natura delinquenziale. Questi sono criminali che usano la Tav come simbolo, ma della Val di Susa non gli interessa nulla, è solo un pretesto ideologico per sfogare la loro violenza. Tant'è vero che tra gli arrestati non ce n'è nemmeno uno della valle». Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi ha seguito la guerra notturna in Val di Susa da lontano, a Sorrento, dove è in corso la summer school della sua fondazione Costruiamo il futuro (con torneo di calcetto tra tre squadre di deputati e giovani pidiellini: Colombe, Falchi e Pitoni... Lui allena i Falchi, capitanati dal sottosegretario Gioacchino Alfano). «Dobbiamo tagliargli l'erba sotto i piedi».
Lei ha detto che la risposta dello Stato sarà «decisa e ferma».
«Questi violenti vanno isolati e distinti anche dall'area critica verso la Tav, che è legittima, anche se la Torino-Lione è un'opera di interesse nazionale ed europeo e non si può mettere in discussione. Bisogna smetterla di creare equivoci, anche nella diversità. Il dissenso verso la Tav è utile allo Stato per realizzare la Tav meglio, con più attenzione verso le popolazioni locali e l'ambiente. Ma questi gruppi antagonisti non c'entrano nulla con loro, sono delinquenti. Quelli che si mettono un cappuccio, bloccano le strade e fanno assalti organizzati come quelli della notte di venerdì si chiamano criminali, punto e basta».
La polizia parla della Val di Susa come una «palestra per aspiranti terroristi» da tutta Europa.
È quel che sta succedendo. Negli altri paesi dove ci sono cantieri Tav non si verificano scontri del genere. Il mondo dell'antagonismo internazionale ha identificato nella Val di Susa un teatro per le sue azioni. Non lo permetteremo».
Spesso la politica, anche in alcune aree del Pd, è comprensiva verso quel mondo.
«Devo dire che di fronte alla violenza vedo tutti compatti e uniti. In Parlamento ho un confronto anche con il M5S ed è un confronto responsabile, corretto. L'Osservatorio che è stato istituito ha questo compito, il dialogo è continuo. Dissentire è assolutamente legittimo, mi spaventa laddove ci sia la legittimazione alla violenza. Coalizziamoci tutti per isolare i violenti, non diamogli alibi, distinguiamoli dal dissenso politico e definendoli per quel che sono, criminali.
I No Tav dicono che persino la Francia, poche settimane fa, ha detto che la Tav «non è una priorità» per Parigi. Come stanno le cose in realtà?
«Ecco, su quella notizia si è fatta molta disinformazione. La realtà è molto diversa. La Francia, legittimamente, come potremmo fare anche noi, sta rimettendo in discussione come priorità non la Torino-Lione, ma tratte aggiuntive di collegamento, per esempio verso Digione, che sono tratte secondarie e che non rientrano nelle reti del Corridoio mediterraneo. Ricordo che la Torino-Lione fa parte di un trattato internazionale tra Italia e Francia (noi stiamo ratificano quel trattato, martedì inizia la discussione in commissione Esteri), la Tav Torino-Lione fa parte delle reti strategiche europee, e sia la Francia che l'Italia l'hanno riconosciuto. Per cui dire che la Francia si è ricreduta sulla Tav Torino-Lione è una sciocchezza. Che alimenta i violenti».
Perché gli scontri sono ripresi?
«Perché i violenti hanno un obiettivo molto preciso: fermare la talpa (la macchina che dovrà scavare il tunnel, ndr), che ora si sta montando e che a settembre inizierà il suo lavoro. Loro vogliono bloccare questo cantiere, e per farlo stanno mettendo in pericolo la vita, non solo dei poliziotti, ma anche degli operai che lavorano in quei cantieri.
I nemici della popolazione della Val di Susa sono loro, non la Tav. Tra l'altro abbiamo appena stanziato, come compensazione per i territori della valle, 40 milioni di euro fuori dal patto di stabilità, con 30 progetti già approvati. Per un totale di 140 milioni di euro».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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