Dalle manifestazioni pro-Palestina continuano ad arrivare anche messaggi di odio e di accuse irricevibili. Quello che dovrebbe essere uno spazio in cui sostenere lecitamente la causa palestinese si trasforma a volte in un pretesto per sganciare pericolosi segnali, come dimostra ad esempio la bandiera di Israele strappata al palazzo della Fao pochi giorni fa. I contorni del contesto si sono confermati anche oggi pomeriggio nell'ambito del corteo pro-Palestina a Roma, precisamente a piazza Vittorio, a cui hanno aderito diversi studenti e centri sociali.
Agli occhi dei presenti non è certamente sfuggito uno striscione choc, esposto da un gruppo di persone, contenente una scritta che si commenta da sola: "Una nuova Norimberga per i crimini dell'Occidente in Palestina". Il tutto accompagnato da alcuni volti raffigurati: nello specifico sono stati tirati in ballo il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, il presidente israeliano Benjamin Netanyahu, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e il presidente della commissione europea Ursula von der Leyen. Un'uscita che qualifica il tenore dei manifestanti che hanno preso parte all'iniziativa esponendo uno striscione del genere.
Non può essere tollerato un paragone che richiama al famoso Processo di Norimberga che nel 1945 si tenne nel Palazzo di Giustizia della città tedesca nei confronti dei nazisti per i crimini nella Seconda guerra mondiale e nella Shoah mettendo alla sbarra 24 tra i massimi esponenti del Terzo Reich. Dalla sinistra italiana si attende una ferma condanna alla luce di uno striscione (che tra l'altro vede raffigurato anche il volto del nostro presidente del Consiglio) da cui sarebbe doveroso prendere le distanze in tempo zero al di là delle differenze politiche dal governo Meloni.
Per il resto nulla di nuovo: al corteo vengono pronunciati gli stessi slogan a cui ormai da tempo siamo abituati. "Palestina libera", "Nato, Ue, sionisti: cacciamoli via", "All'Occidente delle guerre preferiamo le piazze della pace", sono alcune della frasi messe nero su bianco sugli striscioni resi pubblici al corteo a cui hanno aderito anche alcune organizzazioni studentesche. Il tutto ovviamente condito dalle classiche richieste di portare l'Italia fuori dalla guerra, di promuovere l'uscita del nostro Paese dalla Nato e di bocciare le spese militari. Senza far mancare l'invito a boicottare i prodotti israeliani.
C'è chi rivendica il grido per dire basta alla guerra e di porre fine al conflitto che sta martoriando il Medio Oriente. Peccato però che si sia fatto trovare prontamente presente pure chi, senza alcun tentennamento, non demorde e continua a farsi portavoce di messaggi choc. Mentre ci si aspetterebbe la condanna totale per le atrocità di Hamas, tra bambini sgozzati e il massacro di famiglie nei kibbutz, ecco che dalle piazze in Italia c'è chi si è affrettato a ritenere il 7 ottobre (giorno dell'attacco ai danni di Israele) come la dimostrazione del fatto che "l'oppressione genera ribellione".
Una data che, secondo alcuni manifestanti, ha abbattuto il muro che circonda Gaza e che permetterà al popolo palestinese di scrivere una nuova pagina di resistenza. S'invita a restare umani ma allo stesso tempo ci si spinge fino a teorie deplorevoli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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