"Occupazioni e scioperi a oltranza". Ora dai centri sociali si sobilla la lotta studentesca

La guerra in Palestina è il nuovo pretesto trovato dai collettivi rossi e dai centri sociali per portare gli studenti in piazza e sabotare il sistema scolastico

"Occupazioni e scioperi a oltranza". Ora dai centri sociali si sobilla la lotta studentesca
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Il 17 novembre si prospetta una giornata nera a causa degli scioperi proclamati dai sindacati, che hanno in corso un duro braccio di ferro col garante e col ministero. A questi si aggiungono le proteste dei sedicenti studenti che, guidati dai centri sociali, intendono scendere in piazza per una manifestazione collettiva. La chiamata all'azione è stata condivisa su Telegram in un gruppo legato ai centri sociali milanesi e gli intenti del raduno si basano sul nuovo pretesto individuato dai collettivi e dagli studenti rossi per non andare a scuola: la guerra in Palestina.

"C’erano una volta le scuole e le università, epicentro di ogni scossa politica nel mondo. Oggi, invece, è calma piatta. È inquietante constatare che in Italia e in Europa si sia arrivati alla completa depoliticizzazione e alla normalizzazione dell’appiattimento della coscienza critica nella Scuola e nell’Università", scrivono nel loro manifesto. L'ipocrisia di queste parole è sotto gli occhi di tutti, perché parlare di scuole depoliticizzate in Italia è paradossale, considerando che sono da sempre gli avamposti della sinistra militante. O, forse, quel che a loro non piace è che a differenza degli anni Settanta si stia cercando di dare una regolamentazione per evitare che i "picchiatori" prendano possesso delle istituzioni per punire chi esprime pensieri diversi.

Certo piacerebbe ai centri sociali avere carta bianca per il lavaggio del cervello dei giovani e dei giovanissimi e farneticando di criceti nelle ruote e di ideologia, affondano il colpo con baldanza: "A questo punto le ore di studio sono buttate, a questo punto sarebbe meglio buttare i libri, visto che evidentemente sono letti ma non capiti, visto che ormai non sono più utili alla vita ma solamente ad alimentare la macchina che la schiaccia e la rende miserabile, come miserabili ci rende il lavoro che dovrebbe nobilitarci". Una supercazzola ideologica come poche se ne sono lette che, nel manifesto, fa da preludio al vero obiettivo: la protesta contro Israele.

Nel manifesto i centri sociali cercano di incutere paura ai giovanissimi, li spaventano ipotizzando che "questi avvenimenti non saranno privi di conseguenze, che prima o poi la guerra tornerà ai confini della cosiddetta civiltà che si ritiene pacificata e che continua a vivere nell’indifferenza della sua sicurezza", ossia il mondo occidentale. Parole che non si discostano da quelle dei terroristi di Hamas o di tutti i gruppi islamici che minacciano l'Occidente e che fa impressione leggere in un manifesto di chiamata alla piazza per studenti.

Millantando un presunto appello da parte dell'università di Birszeit, in Cisgiordania, viene chiesto "a ogni studente, ad ogni classe, a tutti gli ordini e i gradi dell’istruzione, di proclamare occupazioni e scioperi a oltranza in ogni scuola e università finché l’Italia non si ritirerà dalla guerra in

Palestina". Un ennesimo tentativo di boicottare il sistema scolastico, per poi lamentarsi a fine anno nel caso di bocciature, con tanto di ricorsi al tar e proteste dei genitori per i pargoli, "così bravi ragazzi".

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