Atenei, la dittatura della minoranza

Contro lo Stato ebraico hanno firmato 4mila prof su 60mila. E spunta la contro-petizione

Atenei, la dittatura della minoranza
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Negli ultimi decenni il mondo della scuola e dell'università italiana è stato monopolizzato da minoranze rumorose che, con metodi spesso prevaricatori, hanno imposto le proprie idee a maggioranze silenziose costrette a subire occupazioni, manifestazioni spesso violente, slogan irripetibili. Una vera e propria dittatura delle minoranze che si sta verificando anche dal 7 ottobre nel caso delle posizioni sulla guerra tra Israele e Hamas.

Le università e le scuole sono infatti ostaggio di piccoli ma agguerriti gruppi di studenti, collettivi e anche professori smaccatamente filo palestinesi che, dietro la richiesta di un «cessate il fuoco», portano avanti posizioni anti-israeliane.

Fa discutere in questi giorni l'appello firmato da circa 4mila docenti universitari inviato al ministro degli Esteri Tajani, al ministro dell'Università Bernini e alla Conferenza dei rettori delle università in cui si chiede di fermare la «collaborazione con gli atenei israeliani». La proposta a tutti gli effetti illiberale, come se le università israeliane dovessero rispondere delle decisioni del governo Netanyahu anche se all'apparenza può sembrare sottoscritta da un ampio numero di docenti, in realtà si tratta di una minoranza poiché i professori universitari in Italia sono circa 60mila.

Intanto in rete è partita una contro-petizione. «Per scongiurare il rischio di un crescente antisemitismo anche all'interno delle nostre università, e per segnalare allarmanti episodi di regressione culturale e democratica».

Ieri intanto è terminata dopo vari giorni l'occupazione all'Orientale di Napoli dove un gruppo di una trentina di «studenti» pro Palestina ha tenuto per una settimana in scacco l'ateneo addirittura ospitando in videoconferenza la ex terrorista palestinese Leila Khaled. «Da martedì (oggi, ndr) riprendono le attività didattiche e istituzionali. L'Ateneo è un luogo di confronto pacifico e aperto al dialogo» ha affermato il rettore Tottoli. Altre occupazioni sono avvenute alla Cà Foscari a Venezia, all'ateneo di Padova e alla Sapienza di Roma ma è nei licei che la situazione sembra essere più incandescente. All'indomani dell'attacco di Hamas del 7 ottobre nei licei Setti Carraro e Manzoni di Milano alcuni studenti della Kurva Manzoni Antifa avevano pubblicato una foto di palestinesi esultanti scrivendo su Instagram: «Quant'è bello quando brucia Tel Aviv».A Roma sono stati occupati nelle ultime ore tre licei, Pilo Albertelli, Visconti, Enzo Rossi e a Napoli il liceo Vico. Tra le motivazioni, oltre alla «solidarietà alla Palestina», c'è la mobilitazione contro il governo Meloni: «Siamo complici e solidali con gli studenti del Visconti che oggi hanno deciso di occupare la loro scuola. Dopo l'Albertelli, che già aveva risposto all'appello di Scienze politiche occupata per la Palestina, continua la mobilitazione degli studenti» ha scritto il movimento studentesco Osa.

«Gli studenti contestano anche le politiche belliciste sconsiderate, su diktat della Nato, l'aumento delle spese militari, per fomentare i conflitti bellici nel mondo, come accade con l'indegna accettazione e legittimazione del genocidio in corso in Palestina in questi giorni».

Intanto il 17

novembre gli appartenenti all'Unione degli Studenti scenderanno in piazza per promuovere il manifesto nazionale «i diritti non si meritano» e con l'occasione manifesteranno per «le istanze a favore del popolo palestinese».

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