Ma quanto piacciono le tasse alla sinistra? Tantissimo. E ai tecnici? Ancora di più. Così tanto da non bastare mai. Così tanto da spingere il premier Mario Monti a rimpiangere i governi guidati da Giuliano Amato prima, e Romano Prodi poi. "La pozione è amara, ma è per il bene del Paese", ha spiegato il presidente del Consiglio in una intervista al quotidiano francese Les Echos (leggi l'articolo).
La pressione fiscale, nel frattempo, ha raggiunto livelli astronomici, vertiginosi, inimmaginabili. La sinistra ci ha messo del suo, e anche pesantemente. E il premier la guarda con una certa ammirazione. "La medicina è certamente amara ma deve essere somministrata per il bene del Paese e delle generazioni future", ha spiegato Monti al quotidiano economico francese ribadendo la necessità di continuare a lavorare sulle riforme strutturali. Misure ritenute "dolorose" dagli italiani, che tuttavia accordano al governo "una popolarità favorevole", ha affermatoil Professore sottolineando come "i popoli siano in realtà più maturi di quanto pensino i politici". "In ogni caso - ha, quindi, aggiunto - gli italiani, considerati ingovernabili, esprimono una richiesta di buon governo, come hanno già fatto sotto i governi Amato e Prodi". A Monti, però, bisognerebbe ricordare che proprio quei due governi hanno messo in ginocchio gli italiani andando a prelevare fior fior di quattrini direttamente dai portafogli dei contribuenti. Tanto per rinfrescare la memoria a Monti, nel primo mandato a Palazzo Chigi Giuliano Amato approvò una manovra da 30mila miliardi di lire. Era l'11 luglio 1992 e il governo approvava il prelievo, forzoso e retroattivo al 6 luglio, del 6 per mille dai conti correnti. Tutto qui? Manco per sogno. Nell'autunno dello stesso anno Amato varò un'altra manovra "lacrime e sangue" da 93mila miliardi di lire che andò a incrementare nuovamente le imposte.
Non andò certo meglio coi Prodi. Fu grazie a lui, infatti, che, per entrare nella moneta unica, gli italiani "accettarono" il cambio euro-lira a 1927,35 pagando circa 300 lire in più per ogni euro. D'altra parte, al governo Prodi, all'Economia c'era il professor Tommaso Padoa-Schioppa il cui motto era "Pagare le tasse è bello". Il suo viceministro Vincenzo Visco fu l'inventore dell'Irap. Unica nel suo genere perché non si applica agli utili ma al fatturato lordo, il che vuol dire che un'azienda può anche essere in perdita e l'imprenditore sul lastrico, ma il Fisco gli chiederà comunque l'Irap. È stato conteggiato anche il numero complessivo di imposte o aumenti di imposte introdotte dal centrosinistra di governo: sessantasette. Un esempio? Fu reintrodotta la tassa di successione, con un semplice cambio di nome, "dichiarazione sul trasferimento a causa di morte". Un altro? La tassa "di scopo", un balzello introdotto nel 2006 che ha dato ai sindaci la possibilità di applicare sulle seconde case un'aliquota fiscale per cinque anni. Poi c'è stata, sempre nel frangente Prodi, l'aumento dell'addizionale sui diritti di imbarco in aeroporto, l'innalzamento a 75 della tariffa per il rilascio del passaporto, l'aumento al 20% dell'aliquota sul rendimento dei titoli, l'aumento del bollo per l'auto e per la moto, e soprattutto il prelievo statale del Tfr.
È proprio a questi governi che Monti guarda con estrema nostalgia. D'altra parte, un minuto dopo aver varcato il soglio di Palazzo Chigi, il Professore si è subito inventato una nuova tassa sulla tassa (Imu), dopo che Silvio Berlusconi era riuscito a cancellare la tanto odiata Ici.
Eppure, intervenendo sull’operato dell’esecutivo, Monti ha comunque voluto mettere in evidenza il lavoro sul piano politico e gli ostacoli superati: "Sono veramente orgoglioso di aver fatto lavorare, non di concerto, ma in maniera convergente, i tre partiti politici che compongono la nostra maggioranza. Prima, tra loro non si parlavano o inveivano. Può essere che questo sia stato facilitato da una credibilità tecnica ma l’esercizio è di natura politica".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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