Otto verbali sui lumbàrd I pm assediano la Lega: i big regionali sapevano

Secondo la Procura di Milano tangenti raccolte a livello locale e poi versate al partito. Indagati dieci politici. E si ipotizza un asse col Pdl. Bossi a Boni: "Resta al tuo posto"

Otto verbali sui lumbàrd  I pm assediano la Lega:  i big regionali sapevano

Al commercialista viene dato un consiglio. Andare da quelli di Milano, perché «loro sapevano già tutto». E quelli di Milano hanno l’ufficio a pochi passi dalla stazione Centrale. C’è una targa. Tema consulting. È la società di Michele Ugliola, l’architetto faccendiere, l’uomo che - secondo la Procura - si occupa di raccogliere le tangenti per la Lega. Sia cash, sia attraverso consulenze fittizie pagate dagli imprenditori del mattone proprio alla Tema. Il 13 giugno del 2011, il commercialista - che deve risolvere una pratica urbanistica a Cassano D’Adda - mette a verbale l’incontro con Ugliola.

«Mi disse che per la realizzazione del progetto, la cui importanza andava molto al di là del fatto locale, avrebbe dovuto ottenere anche sostegno dalla Provincia e dalla Regione, evidenziando che con tali istituzioni manteneva ottime relazioni. In quell’occasione non si parlò di compensi, ma appresi in un momento successivo che aveva chiesto una parcella di 3 milioni di euro. Precisò che avrebbe dovuto, oltre a sostenere il costo dei professionisti ai quali si sarebbe rivolto, anche premiare il sostegno che avrebbe dovuto richiedere e ottenere a livelli politici e istituzionali ben superiori a quelli comunali». È solo un accenno. Il primo, a spostare l’attenzione dalla piccola provincia al Pirellone. Ma è una traccia che non viene fatta cadere. Di lì in poi, la Procura inizia a scavare nei rapporti fra imprenditori, amministratori locali e politici regionali. Ci sono le intercettazioni telefoniche. Ma, soprattutto, ci sono otto verbali che preoccupano la Lega. Pagine ancora coperte da segreto e piene di omissis, ultima trincea prima della valanga. Quando cadrà il velo, l’inchiesta sul presidente del consiglio regionale Davide Boni e sul suo braccio destro Marco Ghezzi potrebbe causare ben più di un imbarazzo in via Bellerio. Ma sullo sfondo c’è un legame con un’altra inchiesta - quella sull’ex assessore Franco Nicoli Cristiani - che porta i pm a ipotizzare l’esistenza di un asse Pdl-Lega in Lombardia. Non politico. Ma affaristico.

Tra luglio e novembre dello scorso anno, il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Paolo Filippini ascoltano i protagonisti di alcuni snodi urbanistici lombardi ritenuti sospetti.

E otto di quei verbali diventano le «fonti di prova» sulla base delle quali martedì la Gdf ha perquisito gli uffici della Regione. Il primo interrogatorio è dello stesso Ugliola, e risale alla metà del luglio 2011. L’architetto, già in carcere con l’accusa di corruzione per presunte tangenti a Cassano D’Adda, ha deciso di collaborare. Ugliola è un fiume, tanto che verrà nuovamente sentito dieci giorni più tardi. È durante questi colloqui con i pm che vengono a galla le presunte mazzette intascate da Boni e Ghezzi direttamente negli uffici dell’assessorato al Territorio, di cui Boni è stato il titolare dal 2005 al 2010. È in uno di questi verbali che Ugliola racconta di aver preso parte a una cena d’affari a casa di Luigi Zunino (l’immobiliarista di Risanamento spa) per discutere del Pgt di Cassano, e a cui avrebbero partecipato anche Boni, Ghezzi e l’ex assessore Franco Nicoli Cristiani, finito in carcere nei mesi scorsi. L’architetto tornerà in Procura. Ai primi di ottobre, altro interrogatorio.

Ma «fonti di prova» sono anche le parole del cognato di Ugliola, Gilberto Leuci. I due avrebbero «concordato tangenti con gli imprenditori, tra cui Francesco Monastero e Luigi Zunino, su alcune aree di Milano e di comuni limitrofi, affinché gli amministratori locali, destinatari di parte degli illeciti profitti, favorissero gli interessi immobiliari e commerciali degli imprenditori».

Ai pm, Leuci - sentito a novembre e dicembre scorsi - racconta di come il cognato fosse di casa in Regione, facendo visita a Boni con cadenza quasi quotidiana. Poi c’è il leghista Marco Paoletti, ex assessore a Cassano, interrogato due volte. La prima a fine settembre, la seconda a metà ottobre. Paoletti avrebbe spiegato come parte del denaro incamerato con le tangenti sarebbe servito per finanziare iniziative elettorali del Carroccio fra il 2008 e il 2009, e che i vertici regionali ne sarebbero stati consapevoli. Infine, ad accusare Boni&Co c’è il verbale del 14 novembre scorso dell’ex sindaco di Cassano Edoardo Sala.

Nelle carte si parla di mazzette per un centro commerciale ad Albuzzano (nel Pavese) e a Pioltello, della società Marconi 2000 (che possiede terreni nell’hinterland milanese e in Brianza, e altri inclusi nel progetto Expo 2015), di soldi (800mila euro) promessi da Zunino per un complesso residenziale a Santa Giulia e nelle aree ex Falck di Monza. Ma soprattutto, la Procura ha già allargato il raggio d’azione. Una ventina in totale gli indagati. Oltre a quelli già noti, infatti, si aggiungono altri imprenditori e una decina di politici locali.

E, soprattutto, un asse Pdl-Lega che accosta Boni (già titolare all’Urbanistica) a Franco Nicoli Cristiani (ex all’Ambiente e al Commercio). Uffici complementari. Da «oliare» entrambi, secondo la Procura.

Perché per ritoccare un Pgt - è l’ipotesi degli investigatori - bastava essere generosi con gli amministratori locali. Ma per ottenere un nulla osta per spianare terreni e costruire centri commerciali, la benedizione doveva arrivare da piani più alti.

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