Il Pd a caccia di grillini

Da D'Alema a Gotor, da Bersani a Stumpo: i vertici democratici adulano i grillini. Ma a una condizione: "Devono staccarsi dal loro leader"

Il Pd a caccia di grillini

C'è uno strano filo che lega il Partito Democratico al MoVimento 5 Stelle. Bisbigliato, accennato e antitetico con l'aspro e duro rapporto con Beppe Grillo. Perché se da un lato i vertici del Nazareno continuano a scagliare frecciate contro il leader pentastellato (D'Alema lo ha definito il "Berlusconi giovane", Bersani lo considera uno che "vuol governare dal tabernacolo della rete" e che vuole distruggere tutto), dall'altro preparano il terreno per una futura alleanza programmatica con i prossimi parlamentari a cinque stelle.

E così, dopo il celebre gerundio anglosassone utilizzato dal leader Pd - quello scouting che ha acceso il dibattito interno e non solo - tra le accuse di compravendita di deputati, lanciate da Pdl e Lega Nord, e calcoli elettorali, i democratici lanciano segnali di fumo. In una intervista all'Unità, D'Alema lo dice senza mezzi termini: "Siamo una forza responsabile, democratica, che vuole dialogare con tutti. Anche con i parlamentari del Movimento 5 stelle. Dialogare con Grillo non è facile perché è lui a non volerlo".

Una linea molto simile a quella del segretario Pd. Che giorni fa ha spiegato che ci sarà "da fare scouting, capire cosa si intende, se essere eterodiretti da uno che non risponde alle domande, se si intende partecipare a una discussione parlamentare senza vincolo di mandato". Insomma, la linea è tracciata: parlare ai grillini e non al loro leader. Puntare sulla divisione. Sperando che, una volta varcata la soglia del Transatlantico, i neoparlamentari preferiscano farsi guidare - o quantomeno accompagnare - dal Pd. Un'impresa ardua, se si considera che a scindere l'unicum grillino ci ha pensato finora praticamente solo il comico con le sue "espulsioni".

Ma tentar non nuoce al Pd, visti anche gli ultimi dati che circolano. Proprio secondo un report che passa da una scrivania all'altra del palazzo di largo del Nazareno, emergerebbero delle previsioni poco piacevoli: l'alleanza con la lista Civica di Monti non gode di consensi e voti tali da permettere una coesa e consistente maggioranza, specie al Senato. Un elemento (citato dal Fattoquotidiano) che avvalora la necessità di guardare altrove. Potrebbe essere situata in questo contesto di apertura generalizzata al M5S anche la dichiarazione di Mario Monti su Grillo: "Potrebbe fare il ministro tecnico o essere membro di un governo parlamentare, non bisogna snobbare le sue piazze".

Il messaggio di Miguel Gotor, uno dei maggiori intellettuali che gravitano nel Pd e capolista in Umbria per Palazzo Madama, è ancor più netto: "Il dialogo col M5S è obbligato, ma i grillini dovranno staccarsi dal loro guru".

Anche il responsabile organizzazione Pd, Nicola Stumpo, non ha nascosto, in una intervista al Corsera, la necessità di aprire un dialogo con i grillini: "Molti argomenti sono cose che non vorremmo fare, su diversi temi ci potrà essere convergenza". Insomma, il rischio che l'alleanza con Monti non sia sufficiente a racimolare numeri consistenti attanaglia il Pd. Che già prova ad aumentare almeno i numeri potenziali adulando i futuri parlamentari grillini.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica