«Pensioni da rivedere, ma attenti a toccare la riforma»

RomaUn vero e proprio conto alla rovescia. È quello avviato dal governo fino al 29 maggio: quando, per mano della Commissione europea, l'Italia uscirà dalla procedura per deficit eccessivo. «Abbiamo un solo colpo da sparare per centrare la ripresa», dice il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. E quel colpo arriverà, verosimilmente, dopo il Consiglio europeo di giugno. Fino a quel momento, il governo pensa a «provvedimenti tampone» (copyright Giovannini) come quello che verrà introdotto venerdì prossimo dal Consiglio dei ministri con le misure destinate a finanziare la cassa integrazione in deroga. O come la sospensione della rata di giugno dell'Imu, in attesa di una più ampia riforma del sistema di tassazione sulla casa.
Per finanziare la cassa integrazione in deroga bisogna reperire, in sei mesi, un miliardo di euro; che diventano più di due su base annua. «Stiamo verificando sia le coperture finanziarie sia il monitoraggio», spiega il ministro. E sul fronte delle «coperture», Giovannini avrebbe espresso perplessità per quelle individuate dall'Economia: verrebbero reperite da fondi a disposizione del Lavoro.
Durante l'audizione al Senato il ministro si mostra cauto sulle modifiche da apportare alla legge Fornero sul lavoro; mentre annuncia una sua disponibilità a rimettere mano alla riforma delle pensioni. In modo particolare, anticipa che il governo potrebbe essere favorevole a una maggiore flessibilità in uscita dal mondo del lavoro «in cambio di penalizzazioni» economiche dell'assegno. In altre parole, chi va a riposo prima del previsto dovrebbe vedersi ridotto l'assegno. «Occorre ripensare ad alcuni meccanismi della riforma delle pensioni, anche se non è il tema di oggi».
L'argomento, però, è sul tappeto. Come quello degli esodati. Ci sono casi «molto variegati», dice il ministro; sottolineando che una parte degli esodati è stato colpito dalla crisi economica e non dalla riforma delle pensioni. Perde quota al ministero del Lavoro l'ipotesi di una staffetta padri-figli nel mondo dell'occupazione. «È un intervento costoso. E ha anche molti vantaggi», commenta. Ma, vista la situazione sociale «non favolosa» di molti dipendenti a reddito fisso, non è detto che sia accettata da una platea significativa di persone. Per combattere la disoccupazione, secondo Giovannini, c'è un'unica ricetta: aumentare la produzione.

«Pensare che interventi normativi, fiscali o contributivi sul mercato del lavoro siano sufficienti per riassorbire la disoccupazione è irrealistico. Se la produzione non cresce non c'è possibilità di riassorbirla». Per farla crescere il governo - come dice il ministro - ha un «solo colpo da sparare».

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