Il pm intercetta? Ora paga il condannato

La nuova norma stanga gli imputati. Ed è retroattiva, vale per le sentenze dal 2009

Il pm intercetta? Ora paga il condannato

Sei intercettato? Le tue telefonate, altro che privacy, sono peggio di un messaggio a reti unificate, e ti va bene se non sei un vip, se no ti ritrovi pure i respiri pubblicati sui giornali? Beh, attenzione, al danno ora si aggiunge anche la beffa. Perché se il pm che ha ordinato di intercettarti fa centro e vieni condannato, adesso a pagare sarai tu. Si, proprio tu. E non pensare di averla scampata se la condanna è già arrivata. La retroattività, ormai, va di moda, mica è appannaggio solo della legge Severino e della decadenza del Cavaliere. Di conseguenza le nuove regole, che appioppano una pena pecuniaria supplementare al reo - considerato quanto è diffuso, specie in alcune procure, l'uso delle intercettazioni - valgono a partire dalle condanne pronunciate tre anni fa, a luglio del 2009.

Altro che spending review della giustizia, spese a carico del condannato e il gioco è fatto. Il nuovo «Regolamento recante disposizioni in materia di recupero delle spese del processo penale» è stato adottato lo scorso 8 agosto, di concerto tra i ministri di Giustizia, Anna Maria Cancellieri, e dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. E, come ha segnalato Italia Oggi, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 ottobre. Si tratta di tre articoli appena, che finiscono con l'essere una stangata per il condannato. Le tariffe delle spese fisse del processo penale, chiamiamole così, anticipate dall'erario e da recuperare forfettariamente, vengono ridefinite nell'articolo 1 e regolamentate da un'apposita tabella. Si va dai 180 euro di un dibattimento di primo grado ai 60 euro dei procedimenti in Cassazione. È l'articolo 2 che dà la mazzata ai condannati: «Le spese del processo penale anticipate dall'erario – recita – per la consulenza tecnica e per la perizia, per la pubblicazione della sentenza penale di condanna e per la demolizione di opere abusive e la riduzione in pristino dei luoghi... sono recuperate per intero nei confronti di ciascun condannato, senza vincolo di solidarietà, In caso di pluralità di condannati, il recupero delle spese avviene in parti uguali». Fuor di burocratese, è il condannato che deve pagare le intercettazioni, e meglio per lui che ci siano almeno altri coimputati con cui suddividere le spese. L'agguato della retroattività arriva con l'articolo 3: «Le disposizioni si applicano alle spese anticipate dall'erario relative ai processi penali per i quali la sentenza di condanna è stata emessa dopo l'entrata in vigore della legge 18 giugno 2009 n. 69». Norma che, entrata in vigore a luglio del 2009, modificava il codice di procedura civile disponendo tra l'altro, all'articolo 50, che «la condanna alle spese è immediatamente esecutiva».

Et voilà, imputati stangati. Le intercettazioni, nelle procure italiane, sono sempre più diffuse. In cinque anni, dal 2006 al 2011, sono aumentate del 19,6% (il dato è dell'ultimo Rapporto Italia Eurispes). Spiare «a strascico», alla fine, paga, ascolta che ti riascolta, qualcosa viene fuori. Vedi il processo Ruby, le migliaia di ore di conversazioni spiate per incastrare Berlusconi.

Se pensiamo che nella rete delle microspie è finito addirittura, a Palermo, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ascoltato mentre parlava con un non ancora indagato ex ministro dell'Interno come Nicola Mancino, si ha la misura di quanto il sistema sia diffuso. Razionalizzare l'utilizzo delle intercettazioni? Apriti cielo, ogni volta che si parla di riforma si scatena l'inferno. Meglio far pagare i condannati. Meno spese per lo Stato e grande orecchio dei pm sempre all'erta.

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