Però anni fa in Puglia Nichi Vendola, che non è la mia tazza di tè (ma in democrazia prevale chi ha il consenso, non il darling degli opinionisti) vinse su Francesco Boccia, che era portato dall’establishment della sinistra, e che è un eccellente parlamentare e una persona responsabile e attenta. Vinte le primarie, Vendola prevalse nelle elezioni in Puglia e inaugurò un lungo regno, che a me sembra pessimo, e una carriera nazionale, che a me sembra una punta ridicola. Ma è il popolo a decidere, e quella volta il popolo esercitò il suo potere elettorale con efficacia democratica. Così come è avvenuto a Milano: il tecnico proposto dal Pd, l’architetto Stefano Boeri, fu sopravanzato alle primarie dal cocco di una strana Milano mezzo populista e mezzo società civile o ceto medio riflessivo, l’attuale sindaco Giuliano Pisapia Così come è avvenuto a Firenze, dove il formidabile Matteo Renzi, un giovanotto che ama le sfide,fece fuori i veti dell’apparato e diventò sindaco a viva forza elettorale. Così come a Genova, dove l’aristocratico tristanzuolo Marco Doria è diventato sindaco sbaragliando nelle primarie un Pd diviso nelle candidature e nel giudizio sulla sindachessa uscente Marta Vincenzi.
Per non parlare della cavalcata di Walter Veltroni, eletto dalle primarie alla testa del Pd in massima crisi e candidato alla presidenza del Consiglio: contro un Berlusconi divenuto imbattibile dopo la crisi del goffo governo dell’Unione, riuscì comunque a mettere insieme una cifra elettorale che il Pd continuerà a sognare per parecchio, il 34 per cento dei voti nazionali. Perse, ma se non fosse stato solo un mezzo leader, avrebbe potuto contribuire a un cambiamento radicale del sistema politico poi arenatosi nelle battaglie scandalistiche di retroguardia il cui ritmo è sempre suonato dall’orchestrina di Repubblica.
Anche Pier Luigi Bersani, se è sopravvissuto a questi anni duri per lui, se è sopravvissuto al governo Monti che ha dimostrato l’inesistenza di una opposizione di alternativa vincente, oltre che il fallimento del governo di centrodestra, lo deve alla forte legittimazione che si procurò con primarie mezzo farlocche (l’avversaria era Rosy Bindi), ma pur sempre capaci di stabilire chi vince e chi perde con una certa stabilità di significato.
Ora è la volta del centrodestra, che ha annunciato il ricorso al metodo delle primarie per scegliere il candidato del Popolo della libertà in una competizione (forse il 2013, forse prima) che si annuncia molto insidiosa e burrascosa, visto che in palio non c’è l’ordinaria amministrazione ma la gestione di un’emergenza economica, finanziaria e sociale drammatica, per non parlare del progetto giustizialista e revanscista, insomma la grande vendetta, contro Berlusconi, della sinistra manettara e neopuritana dei debenedettiani (la gente che si piace). Se fanno sul serio, se non è solo una variante di quel grande marketing politico che fu rivoluzionario nel 1994 e ora rischia di risultare una minestra riscaldata, gli amici e compagni del Cav possono costruire una grande occasione.
Veri candidati (Santanchè versus Alfano in primo luogo, e poi altre piattaforme importanti di discussione competitiva e di battaglia) possono fare di vere primarie una rinascita dalle ceneri del correntismo, del personalismo, dell’uso più o meno cortigiano del carisma del capo e fondatore, più i vistosi opportunismi che sappiamo. Potrebbero avere, gli elettori che si riconoscono in una cultura del popolarismo europeo e del conservatorismo liberale e riformatore, l’occasione per vedere dove stanno le idee migliori, le persone che offrono più garanzie per un governo serio della crisi italiana ed europea, dove sta un rinnovamento robusto e credibile, e potrebbero pensare che stavolta tocca a loro decidere.
Facendo nel campo elettorale del Pdl quello che in fondo fecero, per iniziativa personale e carismatica di Berlusconi, quando scelsero di dare vita, tra mille equivoci e difficoltà, a un’Italia politica e civile che non c’era mai stata prima,e che solo certi straccioni mentali travestiti da intellettuali considerano antropologicamente inferiore all’Italia di sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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