Pronto il decreto con lo stop all'Imu

Pronto il decreto con lo stop all'Imu

RomaIl vertice di ieri a Palazzo Chigi tra governo e capigruppo della maggioranza ha prodotto almeno un risultato: un metodo di lavoro. Pino Pisicchio (erede dell'esperienza democristiana) l'ha battezzato «convergenze preventive». Nel senso che il presidente del Consiglio si è impegnato a consultare - preventivamente, appunto - le forze della maggioranza prima di presentare provvedimenti in Parlamento. E senza arrivare a formule che ricordano la concertazione con le parti sociali, Palazzo Chigi o l'Economia nei prossimi giorni (od ore) riferiranno alle parti sociali i contenuti del decreto che dovrebbe spostare a settembre la prima rata dell'Imu, reperire 1 miliardo per finanziare la cassa integrazione in deroga e eliminare l'indennità ai ministri-parlamentari.
Il provvedimento, che secondo il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni «arriverà all'inizio della prossima settimana: siamo a buon punto», non conterrà misure per la rimodulazione dell'Imu sui capannoni e nemmeno quelle destinate ad eliminare l'aumento dell'Iva di luglio. Per l'Imu sui capannoni il governo sembra orientato a recepire eventuali «sollecitazioni» parlamentari sull'argomento; gli artigiani di Mestre stimano che è previsto un incremento dell'imposta fino al 50% di quanto pagato nel 2012. Ed il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, ritiene che sia «giusto» eliminare l'imposta: «Sono uno strumento d'impresa. È come se chiedessimo di pagare l'Imu sul tornio».
Mentre il blocco dell'ulteriore aumento dell'Iva dovrebbe trovare spazio nel provvedimento che conterrà le correzioni di finanza pubblica atteso per fine giugno. L'ammontare di questi interventi (sulla carta servono 7 miliardi di risorse) sarà subordinato dai risultati del prossimo Consiglio europeo. Enrico Letta chiede che dal Consiglio Ue esca «un piano straordinario sull'occupazione giovanili, con misure immediate: non c'è più tempo».
Quel vertice europeo arriverà dopo il pronunciamento della Commissione europea che ufficializzerà (il 29 maggio) l'uscita dell'Italia dalla procedura d'infrazione per deficit eccessivo. Il governo non ha nessuna intenzione di seguire Francia o Spagna nella richiesta di un rinvio dell'appuntamento della discesa sotto il 3% di deficit: già dovremmo essere sotto quell'asticella. Ma ciò non esclude che i prossimi interventi di finanza pubblica potranno essere modulati proprio alla luce delle conclusioni del Consiglio Ue di giugno.
Argomenti questi rimasti sullo sfondo del vertice di Palazzo Chigi fra governo e maggioranza. Per il premier era importante «sminare il terreno» tra le diverse forze politiche «ed impostare il lavoro da fare». Per Renato Brunetta, capogruppo del Pdl, il risultato più significativo è stato che «l'Imu non si paga a giugno e non si pagherà più». Un rischio per le finanze comunali. Per attenuarlo è pronto un anticipo da ottobre a giugno dei trasferimenti di Tesoreria, così da tamponare gli effetti negativi.
Più problematica la copertura finanziaria della cassa integrazione in deroga. All'appello manca un miliardo.

Di questo, almeno 500 milioni li avrebbe dovuti già sbloccare (con atti amministrativi) il precedente governo; pertanto, verranno utilizzati gli stessi strumenti individuati ma non introdotti. L'altro mezzo miliardo dovrebbe arrivare da fondi per la formazione che giacciono presso il ministero del Lavoro. Si tratta, comunque, di soluzioni condivise nei corridoi al termine del vertice di maggioranza.

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