Ma quante scemenze spacciate per verità 

Sulla tragedia della Costa Concordia falsi scoop, banalità e gossip nel silenzio dell'Ordine dei giornalisti. Risultato: rovinata l'immagine di un'azienda sana

Ma quante scemenze spacciate per verità 

Quando si rompono le scato­le, anche quelle nere, non succede mai qualcosa di buono. Ieri, per esempio, maxiudienza a Grosseto per la tragedia della Concordia. Pubbli­co delle grandi occasioni, una specie di Sanremo giudiziaria. Tutti osservano la mitica scatola nera con l’animo in subbu­glio: oddio, siamo davanti all’oracolo. L’attesa viene delusa, come sempre in questi casi. Quando la verità è offuscata da mille testimonianze discordanti, e da mille racconti che sembrano leggende metropolitane, è assai improbabile che esca fuori da un parallelepipedo color della pece. Per adesso, si continua a non sapere che diavolo sia accaduto su quel­la nave nella notte fra il 13 e il 14 gennaio.

Un bel contributo di confusione è ve­nuto dall’informazione. Nel circolo mas­smediatico è finito di tutto, notizie buo­ne ( poche) e notizie false (tante). Panza­ne frammiste a interpretazioni fantasio­se dei fatti e con abbondanti dosi di stra­me gossiparo. La gente s’è bevuta d’un fiato la mappazza forse perché vogliosa di discutere e sputare sentenze. La rico­struzione del naufragio divulgata da giornali e tv era un frullato misto di min­chiate insaporite da spruzzatine hard, come la storia della moldava bona appic­cicata a capitan Francesco Schettino.

L’ultima boutade sulla crociera finita a bagnomaria è stata presentata da alcu­ni quotidiani come lo scoopone del seco­lo: a bordo c’era un congruo numero di escort, altrimenti dette mignotte. Non solo,tra una cabina e l’altra,tra un ponte e l’altro girava cocaina. Ma va’ là... Ci sa­remmo stupiti del contrario. In un villag­gio galleggiante di 4mila persone- un di­screto campione di umanità - se non ci fosse stata qualche zoccola professiona­le o avventizia sarebbe stato un miraco­lo da narrare ai nipotini davanti al cami­no: sai bambino, il mondo è talmente strambo che, nel lontano 2012, su una na­ve grande quanto un paese, non venne identificata neppure una prostituta. Sì, figliolo, già a quei tempi non c’era più... religione. Quattromila persone avevano deciso di trascorrere una settimana di navigazione in mare senza potersi dilet­tare con una sacerdotessa dell’amore a pagamento.

Il bimbo, udite queste parole, sgrana gli occhi e domanda  incredulo: sei sicuro nonno di non prendermi per il naso?

No, piccolo mio, e a proposito di naso, pensa un po’ che su quel va­scello non era presente nemmeno un tossicodipendente, manco un cocainomane del sabato sera.

Cari lettori, rendetevi conto. Se la droga è una piaga, se ormai si ven­d­e polverina bianca nei bar di peri­feria e sulle bancarelle nelle zone buie delle città, ovvio che qualche sniffatina si faccia anche sopra o sotto coperta. Per quale motivo la Concordia sarebbe dovuta sfuggi­re alle regole statistiche? Se il 5 per cento della popolazione non disde­gna coca e affini, ovvio che su 4mila passeggeri della nave ce ne fossero all’incirca 200 dediti, più o meno frequentemente, agli stupefacen­ti. Quanto alle escort, le percentua­li assolute sono meno alte, ma rela­tivamente agli alberghi e alle navi sono addirittura più elevate, per­ché le squillo sono un antidoto alla noia assai richiesto nei luoghi dove mancano altre attrattive.

Le scemenze spacciate quali ver­sioni ufficiali del naufragio e con­torn­i sono state colte con la consue­ta abilità dallo staff di Striscia la no­tizia .
Un impressionante florilegio di errori grossolani. Ecco alcuni esempi.

16 gennaio. Tg5 , Tg3 e Tg2 manda­n­o in onda un filmato in cui si vedo­no tavoli e sedie scivolare sul pavi­mento. Sarebbe un documento del trambusto provocato dall’impatto della Concordia con lo scoglio. In realtà, è una patacca. Si tratta di un video ricavato da Youtube, datato 2008, relativo a un altro incidente di mare in cui fu coinvolta un’im­barcazione della Pacific Sun. Ma­trix lo prende per buono, nonostan­te-Striscia lo avesse denunciato co­me fasullo, e lo trasmette.

17 gennaio. La vita in diretta ( Rai 1) propone un altro bidone. Un video che mostra una sala piena d’ac­qua. Sarebbe stato girato con mez­zi di fortuna da passeggeri della Concordia. Balle. La ripresa fu fat­ta nel 2010 quando un’onda ano­mala colpì un vascello maltese, il Louis Majesty, e proposta ancora da Youtube.

Sorvoliamo su una serie di tarocchi propinata al pubblico beota della tv, tipo quello organizzato dall’av­vocato Giacinto Canzona, famoso per rifilare sòle confezionate con la collaborazione di figuranti. Citia­mo piuttosto, per concludere, la vi­cenda folle di una famiglia unghe­rese che pretendeva un indenniz­zo da Costa Crociere per una figlia annegata al Giglio. I giornali se ne sono occupati ampiamente, con ti­toloni, senza verificare alcunché. Peccato che la ragazza fosse morta tre anni prima in circostanze ovvia­mente diverse. 

E allora? Tutta questa robaccia (e chi l’ha offerta come autentica al popolo) non ha suscitato la mini­ma reazione dell’Ordine dei gior­nalisti. Divulgare frottole si può? Sì. Anzi, si deve se occorre diffama­re e rovinare un’azienda florida quale (era) Costa Crociere.

Tutto fa brodo per incentivare l’autodeni­grazione assai di moda nel nostro Paese. Le imprese italiane sono in difficoltà, tranne alcune eccezio­ni? Bene, ammazziamo anche le ec­cezioni: mal comune mezzo gau­dio. 

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