Quei vitalizi traditi da fisco e austeritàil commento 2

di L a Confesercenti lancia un grido d'allarme per le pensioni, che dal 2008 hanno subito di media una erosione di 1.419 euro di potere d'acquisto, oltre 118 al mese. Ciò è accaduto a causa di una doppia morsa: l'erosione del loro potere d'acquisto e l'aumento della pressione fiscale. Il pensionato in Italia è tassato più del lavoratore, paga più tributi di quando era attivo. Ed è il più tassato dell'Ue. La Confesercenti ha ragione non solo per gli argomenti che usa, ma anche per altri che non considera. L'oggetto della discussione riguarda milioni di pensionati con piccole o medie rendite a cui corrispondono i contributi pagati nei lunghi anni di attività, non certo di pensioni d'oro ottenute con pochi anni di servizio, grazie a marchingegni. Gli effetti negativi della duplice morsa, del blocco dell'adeguamento delle pensioni al potere di acquisto, che dal 2012 ha riguardato al 100% tutti gli importi di pensione che superano di tre volte la pensione minima (circa 450 euro) e della tassazione personale progressiva che grava sul reddito monetario, dunque sono andati a colpire redditi bassi e medio bassi. E ciò ha generato una contrazione di consumi molto dolorosa, che ha esercitato ed esercita rilevanti effetti negativi sulla domanda e frena la crescita. Il pensionato sino a 1.400 euro nel 2012 e nel 2013 ha potuto avere la rivalutazione della pensione al tasso di inflazione, che è del 3% annuo mentre nel 2014 si tratta solo dello 1,2% perché con la recessione c'è stata una frenata nell'aumento dei prezzi. E non c'è nuovo aumento dell'Iva, che con i governi Monti e Letta è salita dal 20 al 22%. Le pensioni fra 1.450 euro e 2mila euro circa hanno avuto adeguamenti parziali al tasso di inflazione, quelle sopra nessuno. È facile calcolare che in tre anni il costo della vita è aumentato del 7,5 %. E le pensioni al di sopra di questi importi hanno perso il 7,5% del loro potere d'acquisto. Nel frattempo la pressione fiscale dell'imposta personale è aumentata, perché la no tax area, cioè l'ammontare di reddito che non è soggetto a tassazione (8mila euro), è rimasto immutato in termini monetari, ma si è ridotto del 7,5% in potere di acquisto e le aliquote progressive sono rimaste allo stesso aspro livello di prima in termini monetari e si sono accresciute nella loro pressione reale. Infatti sino a 15mila euro l'aliquota è rimata al livello del 23% per salire al 27% fra 15mila e 28mila euro, che corrispondono a 2.260 euro mensili. Al di sopra l'imposta è il 38% sino a 55mila euro. Poi si sale sino al 41 e al 43%. Ma a ciò si aggiungono le addizionali regionali e locali per un 2% circa. C'è poi un aspetto che la Confesercenti non menziona, in modo esplicito. Dal 2012 la tassazione degli immobili è continuamente aumentata, con un aggravio di una volta e mezzo, colpendo prima con l'Imu e ora con al Tasi anche la prima casa. L'imposta sulle rendite finanziarie è raddoppiata, arrivando in questi giorni al 26%. Il senatore Morando nella conversione in legge del decreto che dà 80 euro in busta paga ai lavoratori dipendenti sino 26mila euro annui ha detto che ora l'Italia è nei Paesi di punta nella tassazione patrimoniale. Il problema è che essa grava anche sui pensionati che non han ricevuto il bonus di 80 euro. Confesercenti ha ragione di chiedere che sia esteso ai pensionati.

Ma bisognerebbe farlo tagliando le spese non finanziando lo sgravio con altre imposte. Ed è necessario anche attenuare le patrimoniali che gravano sui modesti capitali di chi ha investito per il futuro della famiglia e la terza età, raggranellando il risparmio anno per anno.

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