È metà dicembre del 2007. Una cena di lavoro, ma piuttosto informale. Ai due lati del tavolo siedono il dirigente di Dresdner Bank Michele Cortese e il collega Antonio Rizzo. "Con Baldassarri c'era uno che gli faceva il lavoro sporco, si chiamava Cantarini - racconta Cortese - dentro Mps li chiamavano la banda del 5%. Pigliano stecche da anni, è risaputo". La conversazione viene registrata da Rizzo, probabilmente con una telecamera nascosta in una penna, e finisce dritta dritta nelle mani dei magistrati senesi che stanno indagando alle operazioni illecite del Monte dei Paschi.
La registrazione, pubblicata questa mattina in esclusiva da Repubblica.it, getta un'ulteriore ombra sulla "banda del 5%" manovrata da Gianluca Baldassarri e sul ruolo di Matteo Pontone e Alberto Cantarini che, ai tempi dei fatti incriminati, lavoravano a stretto contatto col capo della direzione finanza di Mps. Nel 2007, in qualità di controparte del banco senese, la Dresdner Bank aveva preso parte all'architettura di Alexandria, il derivato tossico strornato a Nomura e ristrutturato dai vertici di Montepaschi perdendo quasi 2 miliardi di euro. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, la Dresder aveva chiesto proprio a Rizzo di caricare su una transazione le commissioni di altre operazioni. "Per questi motivi, e consigliato dai suoi legali, Rizzo aveva registrato alcune conversazioni tra lui e altri funzionari della banca tedesca in cui si parlava di Mps", spiega Andrea Greco su Repubblica raccontando della cena in cui Cortese smascherava sia Baldassarri sia Pontone per aver "percepito una commissione indebita dell'operazione per il tramite di Lutifin". "I due erano conosciuti come la banda del 5% perché su ogni operazione prendevano una percentuale", ha confermato lo stesso Cortese in una chiacchierata coi giudici.
Quando nel 2008 Rizzo denunciò la "banda del 5%", spiega sempre il giornalista di Repubblica, la Dresdner Bank avviò "una serie di procedimenti contro di lui, anziché fare chiarezza sulle operazioni sospette con epicentro Siena. Un anno dopo, nel disfacimento di Dresdner che veniva assorbita da Commerzbank, Rizzo lasciò la società". Nonostante il tentativo dell'istituto tedesco di insabbiare tutto, il fallimento di Lutifin ha portato i magistrati svizzeri a collaborare con la procura di Milano che stava vagliando la veridicità delle denunce di Rizzo.
Agli atti c'è ache una mail scritta da Gianluca Garbi il 6 guigno del 2008: "È inaccettabile che un datore di lavoro permetta a un dipendente di registrare conversazioni: dovremmo immediatamente licenziarlo per giusta causa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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