Renzi parla alla direzione nazionale del Pd. E subito affronta il "nodo" elezioni europee: "Ci sono due mesi davanti abbiamo due mesi per vincere le amministrative e le regionali, e abbiamo il compito di portare nel Parlamento europeo delle persone che vogliono cambiare l’Europa: non esiste che ci sia il nome del segretario sul simbolo, io sono stato sempre favorevole per le politiche ma sarebbe un errore clamoroso farlo alle europee: per lo 0,5 o l’un per cento non cambia niente". Poi lancia un messaggio ai suoi: "Sarebbe un errore andare a mettere degli specchietti per le allodole a guidare le liste". Il presidente del Consiglio è convinto di una cosa: "Il Pd oggi ha una responsabilità enorme, a 60 giorni dalle elezioni il Pd è il motore del cambiamento un ruolo che suscita grandi speranze e anche grande responsabilità, nei comuni, nelle piazze c’è un’aspettativa che finalmente le cose si facciano davvero, gli italiani ci stanno dando fiducia, non lo dicono solo i sondaggi, ma sarebbe letale se questa fiducia venisse tradita ancora, perciò nei prossimi 60 giorni serve un lavoro pancia a terra del Pd per fare le cose e per fare la campagna elettorale". Poi esprime l’auspicio che "alcuni comuni-simbolo, come Prato, tornassero al centrosinistra".
Sindacati strigliati
Nessun passo indietro sui temi del lavoro. Renzi lo lascia intendere chiaramente, senza risparmiarsi una dura stoccata alle confederazioni sindacali: "Avevamo delle politiche vidimate dal sindacato, ci dicevano che erano tutte cose bellissime dal mondo sindacale ma siamo passati dal 25 al 42 per cento nella disoccupazione giovanile". Poi si rivolge ai compagni di partito: "Sono disponibile, interessato, curioso, desideroso di vedere come il Pd collaborerà sul disegno di legge delega sul lavoro".
Pd, dibattito interno e vicesegretari
Molto impegnato a Palazzo Chigi, ovviamente Renzi non può occuparsi in prima persona del partito. Per questo propone che la sua gestione venga affidata a due vicesegretari: Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini. Saranno loro a gestire le prossime scadenze elettorali e di governo. "Serve una riflessione sul sistema partito - ha detto il leader del Pd alla Direzione -, si va verso il superamento del finanziamento pubblico e in una fase in cui il segretario è anche premier, serve una riflessione sui contenuti e su come gestire l’organizzazione". A questo proposito si terrà un’assemblea nazionale che Renzi giudica "una fatto positivo a condizione che si faccia in uno spirito franco, e subito dopo le elezioni, senza che diventi una rivincita o un modo per rigiocare la partita del congresso, lì io formulerò ufficialmente la proposta di nominare due vicesegretari: Debora e Lorenzo, che per me sono uno strumento di garanzia non di polemica interna". Di fatto i due ricopriranno il ruolo di coordinatori unici del partito.
Riformare la macchina dello Stato
"Viviamo in un paese che per sapere i numeri di alcune voci di bilancio si apre un dibattito tra i dirigenti dello Stato...". Poi si lascia andare a una battuta: "Mi aspetto che si apra un collegamento con Pagnoncelli che dà una previsione. Noi dobbiamo forzare un sistema burocratico fermo".
Le tasse e il lavoro
"La riforma della tassazione delle rendite finanziarie - sottolinea il segretario Pd - è una operazione di normale buon senso. Viviamo in un paese in cui la tassazione sul lavoro è la più alta in Europa, mentre la tassazione sulle rendite finanziarie è sotto i livelli europei. E' un prima operazione di giustizia sociale". Poi Renzi prosegue: Leggo toni da ultimatum, che capisco poco, sui temi del mondo del lavoro. Il mondo del lavoro non è un tema a piacere: è un pacchetto che sta insieme". Per il premier l’apprendistato il contratto a termine sono "un punto intoccabile" della riforma. "Se abbiamo scelto di fare un dl su questo e un ddl delega sul resto è perchè abbiamo capito che c’era un’esigenza di risposte immediate" ha spiegato Renzi. "Poi sono curioso di vedere come il Pd parteciperà al lavoro di elaborazione del ddl delega, ma il ddl deve avere tempi certi".
La demagogia degli ottanta euro e delle auto blu
A un certo punto del suo discorso ai colleghi di partito Renzi viene assalito da un irrefrenabile desiderio di trasparenza. Così ammette che due delle misure annunciate sono demagogiche. E' lui stesso a dirlo. "Un pezzo di popolazione, non solo i meno abbienti, a cui cerchiamo di restituire un po' di fiato. Facciamolo un lavoro su queste cose, perché gli ottanta euro sono un pezzo fondamentale che demagogicamente ma anche realisticamente possiamo presentare così: stiamo togliendo a chi in questi anni ha pagato poco e restituiamo a chi ha pagato troppo". Demagogia, quindi. E lo stesso vale per le auto blu: "Stiamo facendo le cose che abbiamo promesso. Dalla vendita delle auto blu, che ha anche una componente demagogica.
Non si risanano i bilanci dello Stato vendendo le auto blu, ma ne abbiamo di più degli altri paesi europei". Poi la spara grossa: "Noi siamo in grado di cambiare le cose, stiamo facendo ciò che avevamo promesso ai nostri elettori".
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