Resta senza casa e lavoro ma resiste anni in garage per salvare la famiglia

Giancarlo perde tutto per la crisi, la moglie e le 4 figlie vanno a vivere da parenti e lui in un box. Con l'amore e i sacrifici rialzano la testa

Giancarlo e la moglie Antonia con le loro quattro figlie
Giancarlo e la moglie Antonia con le loro quattro figlie

Era il primo marzo del 2005 quando Giancarlo Scuotto, all'epoca quarantunenne imbianchino milanese dovette lasciare la casa dove abitava assieme alla moglie e ai quattro figli perché sfrattato per morosità. In quel giorno a Giancarlo cadde il mondo addosso e lui che aveva dedicato, assieme alla moglie Antonia, ogni energia e risorsa per far crescere nella serenità e nella dignità la propria famiglia si vide improvvisamente come la causa dei problemi dei suoi amati. Milano è sempre stata la città di Giancarlo e Antonia che, pure originari del Sud, avevano studiato e si erano conosciuti nella città meneghina. Giancarlo suonava la batteria e a sedici anni, a una festa di amici, incontra Antonia: tra loro scatta immediatamente un amore che li terrà poi uniti anche nei momenti più difficili.


Siamo nel 1980 e Giancarlo e Antonia iniziano la loro avventura assieme. Dopo pochi anni, terminato il diploma, Giancarlo si mette a fare l'imbianchino in una ditta di ristrutturazioni. Ma lui non è un semplice imbianchino, è un giovane decoratore con grandi doti artistiche. E infatti, in pochi anni, i risultati arrivano e la giovane coppia inizia a costruire il proprio sogno: un bilocale in zona Baggio a Milano e la prima figlia, Ilaria nata nel 1987. Ma Giancarlo e Antonia desiderano almeno tre figli e ora le loro economie lo permettono: il lavoro non manca e Giancarlo è sempre più apprezzato come decoratore. Così dopo cinque anni, nel 1992, nasce Deborah. Lo spazio in casa non basta più e la famiglia Scuotto si trasferisce in un trilocale in zona Sempione. E Giancarlo decide di avere il terzo, ed ultimo, figlio, perché per lui e Antonia tre figli hanno sempre rappresentato il numero perfetto. Nel 2001 però, ne nascono ben due: le gemelle Marika e Giada. La famiglia ora è numerosa e a volte purtroppo, per chi vive solo del proprio lavoro, basta un rovescio per finire in ginocchio.

La ditta per cui lavora Giancarlo inizia ad avere delle difficoltà economiche e chiude; per la famiglia Scuotto questo è un colpo durissimo e Giancarlo inizia a cercare lavoro aprendosi una propria attività. Siamo nel 2003, le difficoltà iniziano a farsi sentire e le piccole riserve economiche di qualche anno di lavoro sono intaccate per sopravvivere e pagare l'affitto. Quando la crisi diventa sempre più acuta Giancarlo deve decidere se pagare l'affitto o dare da mangiare alla propria famiglia. Ed è così che i bollettini dei trimestri di locazione, cinquecento euro ogni mese, vengono trascurati e Giancarlo, temendo il peggio fa domanda per un alloggio nelle case popolari.

Ma per un errore burocratico, a Giancarlo e alla sua famiglia non è concessa la casa popolare e intanto, il primo marzo del 2005 la famiglia Scuotto viene sfrattata per morosità dal proprio appartamento. La famiglia decide di dividersi: la prima figlia va a vivere da un'amica, Antonia, con la secondo genita e le gemelle dalla nonna. A Giancarlo tocca l'umiliazione più pesante per un uomo; quella di non essere stato in grado di difendere la propria famiglia, i propri amori. Nonostante il momento drammatico Antonia e le figlie non cessano mai di amare e di sostenere Giancarlo che oggi ricorda come la stima e il rispetto nei suoi confronti non siano mai venuti a mancare. Forte di questo, Giancarlo cerca per se stesso un alloggio di emergenza e, non potendosi permettere più un appartamento, trova a cento euro al mese un box di otto metri per tre a Cesano Boscone, dove, mettendo dentro la mobilia va a vivere. Mentre la foto di Giancarlo che vive nel box e più volte ricoverato per problemi di ipotermia e di polmoni fa il giro delle testate nazionali, Giancarlo cerca lavoro. Per due anni quel box, senza finestre e senza riscaldamento e servizi igienici, sarà la sua casa ma in quei due anni Giancarlo non demorderà mai arrabattandosi con estrema umiltà in tutti quegli impieghi che gli permettono di guadagnare qualche cosa.

Dopo quattro anni di sacrifici e «lavoretti» il suo lavoro di decoratore, o come preferisce chiamarsi lui, «imbianchino», ricomincia a girare, la famiglia può finalmente ricongiungersi: tutti assieme vanno a vivere a Bologna. Oggi Giancarlo, quarantanovenne, sta per diventare nonno; la secondogenita a breve gli regalerà un nipotino. «Il lavoro da imbianchino va bene» ci confida «ma abbiamo un piccolo sogno: aprire una nostra gelateria». Giancarlo infatti, quando era ragazzo aveva fatto la scuola di gelateria e pasticceria e aveva avuto un piccolo periodo dove, a Milano in via Washington faceva i gelati, così ora il suo sogno è aprire una attività con tutta la famiglia.

«Siamo in dirittura d'arrivo per

acquisirla» ci confida sorridendo e facendoci capire come il suo unico problema nella vita sia restituire, con gli interessi, quella fiducia e quell'amore che la sua famiglia ha saputo regalargli nei momenti drammatici.

@terzigio

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