In Rete i file segreti della polizia C'è il nome del figlio di un giudice

In Rete i file segreti della polizia C'è il nome del figlio di un giudice


Patricia Tagliaferri

Finiscono in rete i segreti della polizia. I pirati informatici di Anonymous spediscono sul web dati sensibili dell'Antiterrorismo e non solo, rubati da alcune caselle di posta elettronica di sindacalisti in divisa con il dominio poliziadistato.it. Nessun server violato, corre a precisare il Dipartimento della Pubblica sicurezza. Ma il danno, e la falla, sono comunque consistenti.
Tra i documenti più delicati finiti in internet una recentissima relazione della Digos di Torino al ministro dell'Interno dove si fa il punto sulla galassia anarchica e antagonista piemontese intorno alla quale orbitavano Alfredo Cospito e Nicola Gai, i presunti autori della gambizzazione del manager dell'Ansaldo A Genova. Il tema del dossier riguarda «i sodalizi della sinistra extraparlamentare (area marxista e disobbedienza) che operano prevalentemente sotto l'egida del centro sociale Askatasuna» e a che «continuano a far registrare un accresciuto attivismo contro la politica economica-sociale dell'attuale governo» e, soprattutto, contro la Tav. Scrive la Digos: a oggi, dal 2009, sono ben 488 gli antagonisti di più organizzazioni e centri sociali segnalati per i combattimenti in Val di Susa per bloccare i lavori sull'Alta Velocità. Comune denominatore dell'estremismo politico rosso «è la campagna diffamatoria contro magistrati (vedi il procuratore Caselli, ndr), funzionari di polizia, giornalisti e amministratori locali considerati responsabili di avviare campagne repressive e di ordine “montature giudiziarie“ nei confronti del movimento». Nell'informativa ci sono nomi, sigle, collegamenti, attività svolte e da svolgere. Dopo essersi soffermati sul centro sociale di area anarchica, El Paso («in contrasto con tutte le istituzioni dello Stato hanno posto in essere comportamenti spesso al limite della legalità contro magistratura e forze dell'ordine»), gli esperti dell'Antiterrorismo e puntano sul Porfido, guidato da tale Andrea Ventrella e supportato dal figlio di uno dei padri della corrente Magistratura democratica. «Il Porfido - si legge nel documento - è nato nei primi mesi del 2002 per iniziativa del gruppo radicale anarchico ed in particolare di Daniele Pepino», figlio «dell'ex presidente di Md Livio». La polizia ricorda lo scontro tra Pepino (padre) e il battagliero parlamentare del Pd Stefano Esposito «in relazione alla presunta presenza di Daniele Pepino nel Kurdistan tra i guerriglieri del Pkk». Sul Porfido la polizia annota come a gennaio del 2008 gli occupanti di una volante della polizia vennero aggrediti da un «gruppo di libertari riconducibili al Porfido che rifiutarono di fornire le proprie generalità durante un controllo». La situazione degenerò quando una sessantina di militanti occuparono la sede stradale, bloccando il traffico, lanciando bottiglie e pietre contro le forze dell'ordine. Il Porfido, si legge sempre nel dossier, finisce di nuovo sotto i riflettori nel 2010 quando vengono emesse sette misure cautelari nei confronti di altrettanti antagonisti accusati di associazione per delinquere e altri reati. Tra i centri sociali di area marxista quello più attivo è l'Askatasuna. Tra i leader citati Giorgio Rossetto, «già arrestato e condannato per partecipazione a banda armata» e altri reati per altri episodi. Ma il punto di riferimento ideologico del gruppo risulta essere Guido Borio, «con precedenti per associazione sovversiva e banda armata». Gli «okkupanti» dell'Askatasuna si fanno riconoscere ai summit internazionali, nelle aggressioni a sindacalisti e neri di casapound, nell'indecente guerriglia con la polizia in val di Susa. Monitorati da vicino anche i componenti del Kollettivo studenti autorganizzati, i centri sociali Murazzi e Cubo, Spinta dal Basso, il Gabrio, Nuova Colombia, il Circolo Operaio Internazionalista, il Comitato no inceneritore «nato dalla mobilitazione spontanea di cittadini orbitanti nel Metup di Beppe Grillo», Sr, Oci, Collettivo barocchio, Mezcal Squat, Prinz Eugen. Eppoi c'è la carovana No Tav con i loro presidi permanenti talvolta sfociati in scontri durissimi (come i 400 feriti fra poliziotti e carabinieri begli scontri del luglio 2011) guidati da Alberto Perino, il «Bove della Val di Susa», «politicamente orientato agli inizi degli anni 70 verso la Dc».

Quindi Emanuele Rizzo, Francesco RIchetto, Stefano Milanesi «già esponente dell'organizzazione eversiva Prima Linea» (formazione che torna a proposito «del legale rappresentazione di Radio Blackout») quindi Luca Abba, il giovane folgorato su un traliccio dell'alta tensione. Le ultime pagine del rapporto, dopo un accenno alle associazioni come Greenpeace e la Lav. Tutti controllati. E tutti in rete.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica