«Ripresa vicina», Letta si scopre ottimista

«Ripresa vicina», Letta si scopre ottimista

RomaSarà un caso, ma dopo aver visto Saccomanni e Visco (Bankitalia) Enrico Letta convoca a Palazzo Chigi Guglielmo Epifani. Il quadro della situazione appena ascoltato dal ministro dell'Economia e dal governatore della Banca d'Italia è tutt'altro che tranquillizzante. Ed il presidente del Consiglio lo vuole subito trasferire al segretario del Pd, per renderlo corresponsabile della situazione. Tant'è che da Bolzano, il presidente del Consiglio garantisce: «Il Pd confermerà il programma di governo».
Le preoccupazioni di Palazzo Chigi non vengono dai fondamentali economici. Da Via Nazionale e Via Venti Settembre partono messaggi rassicuranti sull'andamento congiunturale: i dati sul gettito fiscale di giugno sono positivi; la produzione industriale è in crescita (oggi sono attesi dati che segnano un'inversione di tendenza); le banche sono solide, ma devono trovare coperture per le sofferenze. L'Italia, insomma, potrebbe essere vicina ad un punto di svolta della recessione: questo non vuol dire - sottolineano entrambi - che inizia la ripresa, ma che è finita la caduta.
Le preoccupazioni vengono dalla turbolenza politica. Lo spread ieri è rimasto fermo, anche perché Berlusconi ha garantito che non farà venire meno il sostegno del Pdl al governo. Ma basta un nulla per farlo allargare: il mercato è «sottile», dicono i tecnici. Ed al Tesoro la preoccupazione non manca. Anche le società di rating sono lì ad aspettare ogni piccola incertezza politica: avrebbero ricordato Saccomanni e Visco. Le principali (Moody's e Standard and Poor's) hanno già inquadrato l'Italia con un outlook negativo, cioè sono già orientate verso un ulteriore declassamento. È atteso in autunno, proprio a ridosso della presentazione della legge di Stabilità. Proprio a ridosso del congresso del Pd. E mancano solo due gradini per finire tra i «titoli spazzatura».
Ed è per queste ragioni che Bankitalia, ministero dell'Economia e Presidenza del Consiglio dicono in coro: serve stabilità politica per evitare declassamenti. «Il nostro Paese - commenta Letta - può permettersi tutto tranne una crisi politica dall'esito incerto». E rivolgendosi a chi chiede nuove elezioni dice: «Non risolverebbero i problemi, ma ridarebbero instabilità e frammentazione. Per questo serve che la legge elettorale venga cambiata al più presto».
Poi, rivolgendosi alla sua maggioranza sottolinea: «C'è bisogno di stabilità. E penso che i segnali di queste ore sono segnali di consapevolezza di questa stabilità». Ma oltre a quella politica, le agenzie di rating guardano anche la capacità del governo di incidere sulla vita economica. È vero che le entrate fiscali dei primi sei mesi sono cresciute del 3,1%. Ma è anche vero che il gettito Iva è cresciuto solo in giugno. E che in luglio il fabbisogno è raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2012 (anche perché è venuto meno il gettito Imu).
I conti vanno tenuti sotto un deficit del 3%, dice l'Economia. Letta condivide, ma assicura: «Entro il 31 agosto sarà detta la parola fine su Iva e Imu, il governo non andrà in vacanza».
Si rende conto che la strada è in salita. Che i margini d'azione per introdurre le riforme strutturali sono limitati.

Ma «nel momento in cui non si potranno più fare atti - commenta il premier - non mi interessa lavorare un solo giorno in più» al governo. «Non mi faccio logorare. Non sprechiamo i segni di ripresa». Lo dice alla sua maggioranza. Ma soprattutto al Pd, a Matteo Renzi, che da domani interromperà il «silenzio» che si è autoimposto.

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