Il conto alla rovescia è partito. Le solite speculazioni politiche pure. Mancano ormai venti giorni al 25 aprile e da sinistra è già scattata - puntualissima - la strumentalizzazione della suddetta ricorrenza. Il fatto non ci stupisce: la data è infatti di quelle che i progressisti utilizzano da sempre per rivendicare un'autopercepito primato morale e per dispensare patenti su come si dovrebbe celebrare correttamente la Liberazione. Con il governo di centrodestra in carica, tuttavia, il rischio è che gli attriti sull'ormai prossima festa nazionale vengano accentuati ulteriormente da sinistra in chiave ideologica. Il timore che questo accada è innescato anche dalle recenti mosse del Pd al Senato.
La mozione della sinistra
Proprio in queste ore, il Pd e tutte le altre opposizioni hanno presentato a palazzo Madama una mozione che chiede all'aula un impegno "ad adottare le iniziative necessarie affinché le commemorazioni delle date fondative della nostra storia antifascista si svolgano nel rispetto della verità storica condivisa e possano - solo così - essere terreno fertile per il mantenimento e la costruzione di un'identità collettiva e del senso di appartenenza a una comunità". Nella premessa, la bozza che è sul tavolo della conferenza dei capigruppo menziona la festa della liberazione del 25 Aprile, quella del lavoro il primo maggio e alla festa della Repubblica del 2 giugno. Ricorrenze rispetto alle quali (e questo è il paradosso) è spesso stata la sinistra ad alimentare tensioni e capziosi distinguo.
La "verità storica" e i contrasti politici
Le opposizioni chiederanno che la mozione venga discussa in Aula appena possibile, magari giusto in tempo per sollevare qualche contesa in concomitanza delle ormai prossime date. Ma a suscitare perplessità è innanzitutto quel riferimento al "rispetto della verità storica condivisa", certo destinato a creare frizioni e a preparare il terreno per possibili contrasti politici. Supponiamo infatti che chiunque oserà muovere obiezioni all'istanza della sinistra verrà accusato dagli stessi progressisti di non voler rispettare i valori dell'antifascismo. Come se la memoria storica condivisa e la riaffermazione dei principi democratici fossero una questione di mozioni politiche e non richiedessero invece una maturità trasversale scevra da rivendicazioni ideologiche di parte.
Schlein e il 25 aprile "di lotta"
Peraltro a gettare benzina sul fuoco in tal senso era stata nei giorni scorsi la stessa Elly Schlein. A Modena la nuova leader Pd aveva assicurato: "Sarà un 25 aprile di lotta e mobilitazione per non far riscrivere la Storia". Non esattamente le premesse per una ricorrenza all'insegna della pacificazione politica. Analogamente, giusto per rasserenare il clima, anche Repubblica aveva sparato il proprio titolone a effetto: "La destra di governo diserta le celebrazioni del suo primo 25 aprile". Peccato però che il premier Meloni sarà presente alla tradizionale cerimonia all'Altare della Patria e che il ministro Guido Crosetto sarà a Boves, nel cuneese, luogo in cui in consumò un efferato eccidio per mano dei nazisti.
L'assurdo test contro il governo
Ma alla sinistra non basterà.
Prepariamoci a un altro 25 aprile tutt'altro che tranquillo: la riccorrenza storica è stata già trasformata in un assurdo test contro il governo, con parametri chiaramente stabiliti dai progressisti e dagli alfieri dell'antifascismo monocolore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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