Sanità e pensioni, ecco dove si può tagliare

Ora il governo deve insistere nella politica liberale di riduzione della spesa

Sanità e pensioni, ecco dove si può tagliare

Le ragioni per essere pessimisti sui tagli alla spesa, purtroppo ci sono: le ha esposte, con amarezza, Vittorio Feltri, ricordando che le spending review sono rimaste nel cassetto e che si sono aumentate le imposte, creando recessione. Ma ci sono anche ragioni per insistere nella politica liberale di riduzione della spesa, perché la situazione diversamente sarà sconfortante. E ci sono anche motivi di ottimismo, perché in passato ci sono stati ministri coraggiosi del Pdl come Mariastella Gelmini, che hanno operato tagli e migliorato l'efficienza. Anche nel settore dei beni culturali Sandro Bondi stava facendo economie di spesa. E senza opposizioni feroci, avrebbe potuto fare di più. Ai sacri cultori dell'arte chiedo: non è forse vero che se le gare di appalto non fossero macchinose, si potrebbero spendere per Pompei i cento milioni messi a disposizione dall'Ue?
Il ministro dell'Economia Saccomanni può trovare alleati in ministri del Pdl come Beatrice Lorenzin. Non s'appella alla retorica della Costituzione, ma dice che il sistema dei ticket deve cambiare perché metà degli assistiti ne è esente e consuma l'80% delle prestazioni. È evidente che chi non paga il ticket si fa dare più farmaci del necessario. Modificando il sistema tenendo conto dei carichi familiari, si può ridurre il consumo di farmaci e aumentare il provento dei ticket senza rincararli. La Lorenzin prospetta anche risparmi di spesa di 10 miliardi. Dati i deficit dei bilanci sanitari di parecchie regioni, molti risparmi di spesa servono per andare a pareggio ed evitare nuovi debiti occulti. Ma bisogna anche contenere il Fondo sanitario che lo Stato dà alle Regioni e la spesa aggiuntiva che le Regioni fanno, prendendo esempio dalla Lombardia, che ha affidato ad aziende sanitarie private la gestione di molti servizi.
Analoga riflessione urge per i rifiuti solidi urbani, per i quali è giusto stabilire che la tassa copra interamente il costo del servizio, ma è anche necessario che questo sia reso efficiente mediante i termovalorizzatori, che producono elettricità e bruciano i rifiuti, con costi minori delle discariche. Il problema degli esodati non va risolto con nuove spese, ma con la norma che pare il governo stia valutando e che io proposi nel 1993, che si possa andare in pensione anche con 35 anni di anzianità, prima dei 65 anni di età, con una pensione ridotta in proporzione. Aggiungo che vanno esonerati dai contributi sociali i pensionati quando superati i 65 anni lavorano. Ciò farà emergere molta economia sommersa e ridurrà le spese sociali. Nel bilancio dello Stato ci sono oltre 5mila voci di trasferimenti correnti e contributi agli investimenti di imprese per 25 miliardi di euro. A ciò si aggiungono le sovvenzioni delle Regioni e degli enti locali alle imprese. E qui si entra nel mondo opaco delle imprese pubbliche non ancora collocate in borsa: Ferrovie, Anas, Poste, degli enti superflui e delle aziende regionali e comunali.

Ci sono molti altri ambiti da disboscare. Se non si attua questa sfida liberale alla falsa socialità e a quella dei contratti di lavoro tipo Marchionne, l'Italia sciupa i soldi pubblici e rischia di finire come la Grecia.

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