“La Schlein rischia grosso alle Europee”. Dentro il Pd inizia a farsi sempre più forte l’ipotesi che la leadership della segretaria venga messa in discussione se il partito non dovesse raggiungere il 20%. Ma non solo.
Le Europee sono delle elezioni proporzionali con le preferenze e, dunque, sarà determinante candidare dei ‘portatori di voti’. “Non c’è dubbio che, nel momento in cui si vota con le preferenze, conta molto la capacità di stare sul territorio”, spiega a ilGiornale.it Vincenzo Emanuele, politologo della Luiss che ricorda: “Le circoscrizioni sono molto grandi e, quindi, i candidati devono essere conosciuti se non a livello nazionale, almeno a livello macroregionale”. Ne consegue, dunque, che la Schlein debba stare molto attenta non solo al risultato finale, ma anche a chi verrà eletto tra le fila del Pd. “Sicuramente un amministratore locale o il capo di un’associazione presente su grandi territori ha più possibilità di essere eletto rispetto a un parlamentare nazionale che è stato cooptato”, osserva l’ex europarlamentare di centrosinistra Pino Pisicchio, convinto che la segretaria del Pd sia il leader che ha più da perdere da questa tornata elettorale.
Storicamente, Bruxelles è il luogo dove vengono candidati gli ex sindaci o gli ex governatori che, avendo già fatto due mandati, non possono ripresentarsi per la guida della propria città o della propria Regione. Sergio Cofferati e Giuseppe Pisapia, rispettivamente sindaci di Bologna e Milano, ne sono un esempio. E chi sono i papabili candidati alle Europee del 2024? Il sindaco di Brescia Giorgio Gori, il sindaco di Firenze Dario Nardella e il sindaco di Bari Antonio De Caro. “Sarebbe un grande smacco per la Schlein se in Lombardia venisse eletto Gori e non Zan che è rappresentati dei diritti LGBT”, dice un esponente della maggioranza del partito che sostiene la Schlein. “Dal punto di vista della Schlein, in realtà, più voti prende e meglio è. E, comunque, meglio tenere in lista anche gli oppositori così li corresponsabilizza. Ognuno, ovviamente, proverà a eleggere i suoi e, poi, si vedrà”, spiega un esponente della minoranza, convinto che la segretaria debba necessariamente portare il Pd sopra il 20%.
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