Schulz spara sul Cavaliere per nascondere i suoi guai

Il candidato Pse alla Commissione europea se la prende con Berlusconi sull'Olocausto. Ma dimentica le sue grane: dalla censura per il doppio incarico all'accusa di clientelismo 

Schulz spara sul Cavaliere per nascondere i suoi guai

Il riassunto l'ha fatto adesso il quotidiano onlineLettera43. Ma su alcuni siti europei indipendenti quali Europeanvoice o EUobserver, le notizie sui suoi guai circolano da un po'. E sono notizie non proprio lusinghiere per Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e candidato Pse alla presidenza della Commissione europea. Già, perché mentre Schulz attacca a testa bassa il nemico di sempre Silvio Berlusconi (l'ultima bordata sabato, in replica alla polemica sui tedeschi e i lager scatenata dal Cav: «Berlusconi è sinonimo di odio, invidia e litigio») è proprio lui, il candidato Pse, a essere nel mirino, e per di più di suoi connazionali tedeschi: perché sta facendo campagna elettorale da presidente dell'Eurocamera quando ragioni di opportunità avrebbero consigliato le dimissioni dall'incarico istituzionale; perché membri del suo partito e del suo gabinetto hanno avuto incarichi amministrativi di prestigio in Parlamento; e perché, con una decisione che gli avversari politici hanno bollato come antidemocratica, ha imposto la cancellazione di un paragrafo della relazione presentata dalla Cont, la Commissione di controllo dei bilanci, che criticava il suo operato. Se a tutto questo poi si aggiungono i sondaggi, che a un mese dal voto prevedono la vittoria del Ppe sul Pse, ben si comprende come le grane, al candidato Schulz, non manchino.
Sono due tedeschi, il liberale Michael Theurer, presidente della Cont, e la coordinatrice Ppe nella stessa commissione, Ingeborg Grässle (Cristiano-democratici), a guidare in Europa la battaglia contro il pure tedesco candidato Pse alla successione di José Manuel Barroso. La Grässle ha chiesto le dimissioni da presidente dell'Europarlamento di Schulz, sollevando il caso dei cinque membri del gabinetto del presidente sistemati in Parlamento, con buona pace di altri dipendenti: «Militanti del partito socialista – ha tuonato la Grässle sentita da EUobserver – lavorano per il Parlamento, il Parlamento deve pagarli ma loro sono solo l'ufficio stampa personale di Mr Schulz, che organizza la sua campagna». Anche il liberale tedesco Theurer, presidente della Cont, è stato durissimo. Specie per la censura del capitolo della relazione della Cont riguardante l'ex commissario maltese per la Salute, John Dalli. Secondo Theurer, Schulz non aveva i poteri per cancellare d'imperio quel capitolo, che criticava il suo comportamento nella gestione del caso dell'ex commissario indagato.
Polemiche. Accuse. Brutte storie confluite nel j'accuse della relazione della Cont, presentata al Parlamento europeo all'inizio di aprile col bilancio 2012. E il tutto si è tradotto in un patatrac, lo scorso 16 aprile, quando la plenaria del Parlamento Ue (dopo aver rinviato una prima volta il voto proprio per il passaggio cancellato) ha approvato a larga maggioranza una risoluzione che censura Schulz. A proposito della campagna del presidente candidato, infatti, si «chiede formalmente» una separazione delle funzioni «per evitare che siano i contribuenti a pagare per le campagne elettorali di candidati capolista europei». Non solo. A Schulz la stessa risoluzione chiede «informazioni dettagliate sulle modalità con le quali il presidente, che ricopre un incarico politicamente neutro, abbia tenuto distinta la sua gestione amministrativa dalla sua campagna di candidato di punta dei Socialisti e democratici alle elezioni europee, con specifico riguardo al personale del suo Gabinetto e degli uffici esterni del Parlamento e ai costi di viaggio. Si ritiene – conclude la risoluzione - che per molte di tali attività non si sia fatta distinzione tra i due ruoli». Come accade ad esempio su Twitter, dove – lo racconta EUobserver - il profilo della presidenza dell'Europarlamento è diventato il profilo del candidato Schulz, che ha così visto lievitare d'un botto il numero dei suoi followers.
Ma Mr Schulz, imperterrito, va avanti, nonostante la censura. Avanti con gli attacchi a Berlusconi, e con la sua campagna. Del resto, già nel febbraio scorso, a chi gli chiedeva le dimissioni aveva replicato: «Sono stato eletto come presidente del Parlamento per rimanere in carica sino alla fine della legislatura ed eserciterò il mio incarico sino all'ultimo giorno».

Peccato però che a guastargli la festa siano anche i sondaggi: l'ultimo di Pollwatch, lo scorso 23 aprile, assegna 227 seggi al Ppe e 208 ai Socialisti e Democratici. L'ennesimo schiaffo per il candidato anti Cav del Pse.

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