Scomparsi altri venti diamanti Quelle firme di Mauro e Stiffoni

Non basta il tesoretto riconsegnato da Belsito, la Procura va a caccia delle pietre acquistate dai due senatori per 300mila euro. L’accusa: utilizzati i fondi del partito

Scomparsi altri venti diamanti Quelle firme di Mauro e Stiffoni

Milano - La vera storia dei diamanti della Lega inizia al primo piano di un prestigioso edificio di piazza della Repubblica, a Milano. Sono i lussuosi (e blindatissimi) uffici della Intermarket diamond business spa, rinomata società di investimenti in pietre preziose. Un’azienda riconosciuta a livello internazionale, che opera secondo rigide procedure di certificazione legale, e che ha in portafoglio clienti istituzionali e privati cittadini interessati all’affare dei beni rifugio. Qui, nel novembre scorso, arriva un ordine che a distanza di pochi mesi scatenerà la bufera sul Carroccio. E in questi archivi sono conservati tre nomi finiti nel calderone dell’inchiesta giudiziaria su «Lega ladrona». L’ex tesoriere Francesco Belsito, la vicepresidente del Senato Rosi Mauro, e il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni. E se l’ex cassiere ha riconsegnato il malloppo lunedì pomeriggio in via Bellerio (ma tutto?), dalla Mauro e da Stiffoni sono arrivate smentite indignate. «Mai comprato diamanti con i soldi della Lega». Fine del noir padano? Non esattamente. Perché, secondo quanto è in grado di ricostruire il Giornale, mancano all’appello almeno 20 pietre preziose.
Eccolo, dunque, il giallo che ha squassato i lumbard. Tutto comincia a novembre dello scorso anno, quando alla Intermarket arriva l’ordine di acquisto, inizialmente intestato alla Lega Nord. Dunque, al partito. Ma una disposizione interna dell’istituto di credito che segue l’operazione impone che per un investimento in diamanti il cliente sia un persona fisica. A quel punto, la compravendita viene conclusa a nome di Francesco Belsito, su un conto a suo nome acceso alla Banca Aletti di Genova. Poi i diamanti sembrano volatilizzarsi. «Io ne avevo la custodia, non mi sono appropriato di nulla», dice ora l’ex tesoriere. Che lunedì, fiutando un’aria pesante - decide di riconsegnarli al partito assieme a cinque chili d’oro in lingotti («saranno liquidati per rendere i soldi ai militanti», promette Roberto Maroni) e all’Audi A6 usata da Renzo «Trota» Bossi. Dal verbale di consegna firmato assieme a uno dei suoi legali, l’avvocato genovese Paolo Scovazzi, si fa riferimento a «undici diamanti in confezione sigillata». Belsito, però, con la Intermarket conclude due operazioni, acquistando sei pietre preziose con la prima, e altrettante con la seconda. Due ordinativi da 100mila euro con lo stesso codice-cliente. La data della consegna registrata alla società di investimento è il 19 dicembre 2012. Dodici diamanti, dunque, ma alla conta sembra mancarne uno. Che fine ha fatto? Anche questo dovrà spiegare l’ex tesoriere ai pm milanesi, che sono pronti a interrogarlo. La data del confronto, però, è ancora da stabilire.
Più complicata è la vicenda che riguarda Mauro e Stiffoni. I due senatori risultano inseriti nell’anagrafe della Intermarket, e registrati come clienti. Ed è su questo filo sottile che si gioca l’inchiesta. Perché nulla impedisce a Mauro e Stiffoni di investire in diamanti con i propri risparmi. Ma la Procura e i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Milano sospettano che il denaro con cui sono state acquistate le pietre preziose arrivi non dai conti privati dei due politici, ma da quelli del Carroccio. «Falsità», è la replica della vicepresidente di Palazzo Madama e dell’ex membro del comitato amministrativo della Lega. E le verifiche bancarie, anche in ragione dello status di parlamentari dei due, non saranno in discesa. Di certo c’è che a gennaio hanno aperto due conti personali presso una filiale della Banca Popolare di Novara, con cui avrebbero proceduto all’acquisto attraverso società di intermediazione. Per districare la matassa, venerdì scorso la Gdf ha effettuato alcuni match nei registri della Intermarket, che ha messo a disposizione il proprio data-base. E quello che le Fiamme gialle hanno scoperto è che a nome di Rosa Angela Mauro (cliente 30.535) e Piergiorgio Stiffoni (cliente 30.422) sono state iscritte diverse operazioni. Centomila euro per la Mauro, 200mila per Stiffoni. Investimenti frazionati fino a un massimo di 25mila euro - le pietre più piccole, infatti, sono considerate più gestibili sul mercato -, per un totale di circa 20 diamanti acquistati dai due. La consegna viene registrata lo stesso giorno, il 18 gennaio di quest’anno. Di lì a qualche giorno, un corriere parte con il prezioso carico, che verrà depositato nel caveau di una banca romana. Forse, i 300mila euro in diamanti che sarebbero spariti, e a cui gli investigatori stanno dando la caccia.

E che anche la stessa Lega voglia vederci chiaro è dimostrato dal fatto che pochi giorni fa via Bellerio ha chiesto alla società di piazza della Repubblica di avere accesso ai dati riferibili proprio a Rosi Mauro e Piergiorgio Stiffoni. Con quali soldi è stato pagato quell’investimento extra-lusso? Pescando dalle tasche dei due senatori o con i fondi dei rimborsi elettorali? La stagione dei veleni padani è tutt’altro che chiusa.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica